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VITERBO – Viterbese, dal Montefiascone alla Sampdoria! Davvero una singolare “excalation”, nella Coppa Italia, per la “gestione Camilli”, che iniziò in questa manifestazione (chiaramente a livello regionale, visto che il campionato di appartenenza era l’Eccellenza – ndr) nel 2013 e – solo cinque anni più tardi – arriva a giocare a Marassi.

Sembra quasi un “gioco”, ma, invece, è l’opportunità che offre questa TIM CUP, soprattutto a chi riesce a superare un turno – contro pronostico – in gara unica, sul campo di un’avversaria di categoria superiore, come è successo, appunto, alla Viterbese in quel di Ascoli.

Potrà anche essere soltanto “l’illusione di qualche ora”, ma è qualcosa che manca negli annali gialloblu, per cui vale la pena di giocarsela come si può, al meglio, anche se l’asticella, rispetto ad Ascoli, si alza in modo vertiginoso.

Rinaldi e soci – soprattutto quelli della difesa – passeranno dall’evanescente tandem offensivo ascolano a Quagliarella-Deyfrel da marcare, che, in teoria, dovrebbero essere ben altra cosa.

Però la Viterbese si è mossa bene e ha tirato fuori una personalità e un mestiere che lo scorso anno, spesso, è mancato: ha saputo capitalizzare il gol iniziale dello scatenato Bismark eppoi difendersi bene, “scatenando” il proprio – micidiale – contropiede, che le ha permesso di sovvertire in modo clamoroso il pronostico.

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