Come difendersi? Lo consigliava già nel 1966 l’igienista Giuseppe Sangiorgi
di VITTORIO POLITO – In questi giorni non si parla d’altro che dell’epidemia o della pandemia da virus “corona”. Di che si tratta?
Per epidemia si intende una manifestazione collettiva di una malattia che rapidamente si diffonde, per contagio, fino a colpire un gran numero di individui. La pandemia è una epidemia con tendenza a diffondersi ovunque invadendo rapidamente vastissimi territori e continenti, proprio come sta avvenendo oggi con il “coronavirus”. Il virus invece fa parte di un gruppo di organismi di natura non cellulare, responsabili di molte malattie.
Molti definiscono, a torto, che il “coronavirus” è una influenza, ma così non è, come asseriscono virologi, esperti di malattie infettive, ecc.
Il 4 marzo del 1966 la “Gazzetta del Mezzogiorno” pubblicava una lettera del prof. Giuseppe Sangiorgi, direttore pro-tempore dell’Istituto di Igiene nell’Università di Bari, nella quale sosteneva che l’influenza è una malattia “viaggiante” e si riferiva all’influenza “asiatica” che negli anni 1957-60 fu definita una pandemia influenzale di origine aviaria per la quale si contarono oltre due milioni di morti. Isolato per la prima volta in Cina nel 1954, si preparò nello stesso anno un vaccino che riuscì a contenere la malattia. Anche il responsabile dell’asiatica fu definito “Virus A/Singapore”.
Sangiorgi asseriva già allora che «Fino a che si tossisce, si parla, si sputa, si sternuta, si bacia, si stringono democraticamente le mani, insomma fino a che si trasporta da persona a persona o si proietta nell’aria degli ambienti confinati (scuole, caserme, teatri, chiese, ferrovie, ecc.), fino a che gli uomini si accalcano, si frammischiano, si avvicinano, si toccano per abitudini inveterate, l’influenza trova una infinità di motivi e di mezzi per diffondersi e con una velocità pari a quelli dei mezzi più rapidi della locomozione moderna». Inoltre si preoccupava dei “germi di sortita”, che “mobilitati dal virus giuocano come veri ‘guastatori’ del decorso clinico, responsabili delle temibili complicazioni dell’albero respiratorio”, proprio quello che si sta verificando oggi per il “coronavirus”.
Il professore Sangiorgi si diceva già allora “fiducioso di un mezzo meccanico di protezione (garza, fazzoletto, maschera…) delle vie respiratorie contro l’inalazione di ‘goccioline’ aerosoliche che alla scuola o al teatro o al cinema… un vostro o una vostra vicina potrebbe proiettare a miliardi con uno starnutino più o meno rumoroso”. Un suggerimento che appare a distanza di oltre mezzo secolo attualissimo e utilissimo per salvaguardarci, si spera, dal terribile “coronavirus”.
Atteniamoci quindi ai suggerimenti e alle direttive, anche se in qualche caso confuse, di restare a casa, di evitare di frequentare luoghi chiusi e affollati, ecc., e forse, così facendo, salveremo noi e gli altri da un virus che pare di non avere molta intenzione di perdonare! Pertanto restiamo a casa, usiamo la mascherina ed osserviamo le disposizioni impartite dagli organi competenti.