OGGI IN EDICOLA. INTERVISTA CON BESEA …
VITERBO – Emmanuel Besea, ma voi, se volete, chiamatelo pure “Prince”, un po’ come il più noto collega, sempre del Ghana, Boateng. Centrocampista classe ’97 della Viterbese, si era fermato un paio di settimane prima dell’emergenza per una botta in testa, rimediata in gara, che lo aveva costretto al ricovero in ospedale.
– Ora come va? Tutto Passato? Dove stai trascorrendo questo periodo di emergenza?
“Si, si, tutto messo alle spalle. Stavo già bene dopo qualche giorno, ma i medici della società preferirono non rischiare. Per il resto sto trascorrendo a Viterbo questo periodo particolare, totalmente rispettoso delle disposizioni del governo. Esco solo per portare fuori il mio cane Lucky, un meticcio che trovai a Zocca – abbandonata – e da allora siamo diventati inseparabili. I cani abbandonati hanno qualcosa in più: si legano totalmente a chi li salva e donano loro enorme affetto. Purtroppo non ho il giardino e quindi per allenarmi devo farlo solo in casa, ma faccio un buon lavoro comunque. Ecco, quando esco con Lucky, magari ne approfitto per aumentare l’andatura, per fare una camminata a passo un po’ più spedito”.
– La tua famiglia, i tuoi genitori, dove stanno?
“Vivono a Modena, dove siamo arrivati dal Ghana quando io avevo solo sette anni. Mio padre trovò subito lavoro come metalmeccanico e svolse per tanto tempo questa attività. Quattro anni fa, purtroppo ha perso il lavoro: alla sua età non è facile riciclarsi in quel settore professionale. Per fortuna stanno tutti bene, anche se la paura è stata grande e in quella zona ci sono stati tanti contagi.”
– Secondo te, quanto perde, in percentuale, un calciatore dopo uno stop di due mesi come questo?