AMARCORD. L’APPRODO DI TOTO’ DI SOMMA A VITERBO
VITERBO – Due erano stati i suoi contatti con Viterbo: trentun anni fa come avversario in campo con la maglia del Lecce e nel ’76 in ritiro a Montefiascone con l’Avellino allenatore da Paolo Carosi.
Stavolta, per Salvatore Di Somma, Viterbo significa panchina, significa ritornare sul campo di gioco per allenare, la cosa che piace di più al 54enne tecnico campano chiamato da Aprea a sostituire Bacci, la cui sorte sembrava segnata fin da domenica sera, ma che le dichiarazioni dello stesso presidente e del responsabile di mercato Paolillo sembravano rinviare di qualche giorno.
Da domenica prossima a L’Aquila, invece, Salvatore Di Somma guiderà la Viterbese cercando di risolvere tutte le lacune emerse in queti cinquanta giorni di lavoro, le careze evidenziate dalle prime amichevole e messe ancor più a nudo dal campionato.
I pochi tifosi presenti allo stadio per curiosare circa gli ultimi eventi in casa gialloblù hanno chiesto a Di Somma di intervenire in fretta quantomeno in quello che sembra il difetto più grosso, ed anche più, importante della Viterbese, la mancanza di determinazione e la totale arrendevolezza in campo.
“E’ vero – dice Di Somma nel suo primo faccia a faccia con la stampa – che nelle due occasioni in cui ho visto all’opera la Viterbese, i giocatori in campo non mi sono sembrati volitivi quanto necessita in queste categorie.
Cercheremo di lavorare subito su questo aspetto, ma per il resto ho bisogno di avere le idee più chiare sulle caratteristiche dei giocatori, fermo restando che non si può pensare di continuare a fare gli allenamenti con più di trenta giocatori in campo.”
Per capire meglio la sua nuova squadra Di Somma avrà a disposizione l’amichevole di domani a Bassano Romano. I tifosi avrebbero preferito vedere all’opera i gialloblù alla Palazzina, per capire l’intervento tecnico e psicologico del nuovo allenatore, ma il test in provincia era già stato programmato e la società non ha voluto mancare alla parola data.
Ho visto un paio di volte la Viterbese e l’unica cosa che posso dire e di una squadra poco volitiva, ma adesso non chiedetemi cosa intendo fare, perché prima devo conoscere a fondo i ragazzi e capire cosa si può tirare fuori da loro, quale tipo di calcio potrebbero interpretare meglio.
Ad Avellino avevo un incarico importante nell’area tecnica, ma la mia passione è ancora fare l’allenatore e quindi mi sono tuffato con entusiasmo in questa nuova esperienza, che non definirei una scommessa, né una patata bollente.
Sicuramente chiederò alla società di sfoltire la rosa, perché non si può pensare di poter lavorare con più di trenta giocatori ogni giorno, poi, se sarà necessario, farò delle richieste circa i rinforzi.
Però questa non è un’ipotesi che si possa attuare in tempi brevi, perché il mercato è chiuso e nella lista degli svincolati che ho io non mi sembra che ci siano giocatori così importanti da cambiare il volto di una squadra.
Sicuramente ci sarà da lavorare per rispondere energicamente sul campo già a L’Aquila, dove troveremo un’avversaria con il coltello tra i denti per via dell’ultimo posto in classifica. Adesso vedremo bene tutte le cose, con calma e serenità, ma anche con una certa fretta, perché non possiamo rischiare di rimanere intrappolati troppo in zona retrocessione.”
Poi l’incontro con la squadra (il folto gruppo si stava allenando, intanto, agli ordini del preparatore dei portieri Goletti) dell’allenatore numero sette della gestione-Aprea e il virtuale addio, senza troppi rimpianti, della Viterbese a Guglielmo Bacci, il tecnico scelto in estate da Paolillo, braccio destro di Aprea.
Proprio Paolillo aveva cercato di difendere il posto di Bacci, dichiarando dopo la disastrosa partita contro la Sambenedettese di domenica scorsa che si “sarebbe continuato così”, quantomeno dando i classici otto giorni in occasione della gara in Abruzzo.
Il fatto che stavolta non sia prevalsa la posizione di Paolillo, finora sempre decisivo nelle scelte di Aprea, può significare un mutamento degli equilibri interni? Staremo a vedere.