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LE GRANDI IMPRESE: COPPI DEL ’49

L’Italia, che a fatica cercava di rinascere dalle macerie della guerra ed era stata colpita dalla drammatica tragedia di Superga, avvenuta il 4 maggio, trovò nell’unica imperiale cavalcata “Di un uomo solo al comando, la sua maglia è biancoceleste il suo nome è Fausto Coppi” come la decantò Mario Ferretti dai microfoni della Rai, un motivo di riscossa. Recentemente un’indagine fra oltre cento giornalisti ha sentenziato, senza ombra di dubbio, che la cavalcata di Coppi, quel 10 giugno 1949, sarebbe rimasta nel tempo l’impresa delle imprese.

Da Cuneo prendeva il via la diciassettesima tappa della trentaduesima edizione del Giro che si sarebbe concluso a Monza due giorni dopo. In rosa, conquistata a Udine, c’era Adolfo Leoni, uomo della Legnano, che aveva resistito agli attacchi di Coppi sulle Dolomiti, ma c’erano ancora le Alpi italo francesi prima della fine. Dopo il via, sulle rampe iniziali del Maddalena, il primo dei cinque colli che caratterizzavano la tappa, partiva il grossetano Primo Volpi. Sembrava una schermaglia di poco conto ma, improvvisamente, dal gruppo schizzava fuori Fausto Coppi che, prima della vetta, raggiungeva e staccava il buon Volpi e s’involava per la sua indimenticabile e incredibile impresa. Oltre centonovanta chilometri di fuga solitaria scalando in successione, dopo il Maddalena, il Vas, l’Izoard, il Monginevro e il Sestriere prima di planare con quasi dodici minuti di distacco dall’indomabile rivale di sempre Gino Bartali.

Dopo quasi venti minuti arrivò Alfredo Martini. La selezione fu talmente dura che la giuria, decise di ufficializzare i tempi, dopo il quarantesimo posto (1.14’), togliendo i secondi quindi Malabrocca e Carollo che lottavano per la maglia nera, furono classificati a 1. 23’ mentre l’ultimo Mario Benso tagliò il traguardo dopo 1.33’. L’inviato dell’Equipe, il giornale francese che organizza il Tour de France, raccontò che, dopo il passaggio di Coppi, appena in territorio francese a Barcelonette, si fermò in una trattoria consumò un pranzo completo e quando uscì sulla strada stava passando il sesto Giordano Cottur, il portacolori della Willer Triestina e compagno di Alfredo Martini, poi quarto all’arrivo di Pinerolo.-Il giorno dopo il Giro giunse a Torino e Fausto, all’arrivo, consegnò i fiori e abbracciò Mirella Loik, la figlia di Ezio, perito a Superga il mese prima, e grande amico del Campionissimo.

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