QUEL NOVEMBRE DEL ’74 E BERNARDINI IN PANCHINA CONTRO I “MOSTRI” DELL’OLANDA …
Dopo l’amara esperienza ai mondiali tedeschi del 1974, il calcio azzurro archivia definitivamente la gloriosa ma oramai stagionata generazione dei “Messicani” e si affida a Fulvio Bernardini, vecchia gloria nazionale, in passato capace di vincere scudetti in piazze difficili come Firenze e Bologna, e ritenuto l’uomo più adatto a rigenerare e ringiovanire, la nazionale. Dopo la falsa partenza in amichevole a Zagabria, subito le qualificazioni agli Europei del 1976, dove ci è toccato il classico “girone della morte”, con le due grandi rivelazioni di Muenchen 74, Olanda e Polonia, e il debutto ufficiale è proprio in casa della terribile Arancia di Joahnn Cruyff. Bernardini sorprende tutti convocando calciatori che davvero nessuno immaginava mai di vedere in azzurro, e ad esempio affida la proibitiva marcatura del “Profeta del goal” all’insospettabile Orlandini, difensore del Napoli di Vinicio. Della vecchia guardia messicana, “Fuffo” Bernardini salva solo il portiere Zoff, e davanti a lui, in difesa, schiera Roggi, Zecchini, Rocca, Morini e il già citato Orlandini, quindi Juliano davanti alla difesa, in avanti coraggiosamente Causio, Antognoni, Anastasi e Boninsegna. Insomma, le novità e i giovani non mancano in casa azzurra. E a dispetto dei timori della vigilia, la partenza dei ragazzotti di Bernardini è clamorosa, i primi 15-20 minuti, infatti, sono tutti azzurri, e dopo pochi minuti già in vantaggio con Boninsegna. E potrebbe anche raddoppiare, se il pessimo arbitro sovietico ci concedesse un evidentissimo rigore, per un plateale atterramento in area di Boninsegna, e non annullasse un regolarissimo goal di Antognoni. A quel punto gli italiani perdono di morale ed entusiasmo, e fatalmente vengono fuori gli olandesi, che chiudono il tempo sull’1-1 grazie alla rete di Rensenbrink. Si spera, comunque, nella ripresa, di reggere, anche perchè il diavolo olandese è apparso molto meno brutto di quanto si temesse alla vigilia. Nella ripresa, però, la musica cambia, l’Italia appare oramai priva del coraggio iniziale, e la gara si trasforma in un assedio olandese alla nostra tre quarti di campo, eppure, a metà ripresa, gli olandesi sbloccano il risultato solo grazie ad una rete in netto fuorigioco di Cruyff, che il solito arbitro sovietico convalida, nonostante le roventi e giustificate proteste dei nostri, poi ancora Cruyff chiude il discorso con il 3-1 finale.