PRESENTATO IL LIBRO “IL PALLONE AL TEMPO DI INTERNET”
Nel verde del Tennis club Viterbo è stato presentato il libro “Il pallone al tempo di internet”, il nono di Claudio Di Marco. Il calcio che è cambiato totalmente e internet che ha dilagato sempre più, così come è cambiata la comunicazione, come è cambiata la società.
Il saluto dei padroni di casa è stato portato da Paolo Ricci, che da ottimo uomo di tennis ha anche ricordato di essere figlio di un calciatore che giocava nella squadra di Bagnoli. Per l’Accademia Barbanera, che ha editato il libro, Pietro Barbanera ha voluto cogliere delle novità, rispetto agli altri, in questo libro, probabilmente più tecnico, ma sempre ricco di storie, soprattutto quelle del passato.
“Le solite emozioni – ha detto Stefania Capati – che l’autore riesce a tirar fuori dalla propria penna, anzi, dal proprio computer, visto che si parla del tempo di internet”.
Del tempo moderno sono state raccontate del primo arbitro donna e del primo di colore nella storia della Viterbese, di Theo, un ragazzo francese che si è proposto a via della Palazzina scrivendolo sui social della società gialloblù, di Scalera, giocatore che ha vinto il torneo di serie C di ESport, durante il lockdown, del “coccodrillo” e della costruzione dal basso.
Alfonso Talotta ha ricordato Renato Grazini, scomparso recentemente, a cui il libro è stato dedicato, mentre Franco Sabatini ha accennato la propria storia, ricordando soprattutto “quel doppio spareggio, a metà degli anni sessanta, contro l’Alatri, che avrebbe dovuto spalancare le porte della serie D e che invece terminò con una sconfitta, con una delle gare più chiacchierate della storia gialloblù.
Del passato, contenute nel libro, ci sono anche quelle di Patacca, Scarpa, Franzon, Vastola, Fresta, Rezzonico, Ettori, Cardoni, Morera, D’Este, Nigro, Galderisi, Virdis.
Paolo Graziotti ha commentato l’ultimo capitolo, di stretta attualità, riservato a Romano, il primo presidente “social” della Viterbese, che spesso si è trovato a ribattere a critiche anche pesanti, ponendo il dubbio se non sia meglio che un presidenti non abbia profili e che trovi in modo di non farsi coinvolgere, visto il suo ruolo molto delicato, soprattutto in momenti delicati di una stagione, come quella scorsa, in casa gialloblù.