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ITALO CUCCI E L’ITALIA DELLE PROVINCE DI CALCIO…

‘Ho avuto l’occasione di dirigere la Gazzetta dello Sport, all’inizio degli Ottanta ma ho preferito continuare a far ricco il Mio Guerino eppoi accettare il passaggio al Corriere dello Sport. Ero nell’ufficio dell’Editore Amodei, io da poco approdato a Piazza Indipendenza, quando mi passò una telefonata… milanese. Era Gino Palumbo, direttore della Rosea: “Perché a me hai detto no è a loro sì?”

“Direttore, perdonami, loro hanno più campanili…”. Non ebbi bisogno di ulteriori spiegazioni. Nato e cresciuto in provincia, maturato a Bologna ch’è un po’ provincia un po’ città, li ho capito che la mia passione per il calcio si sarebbe mossa intorno ai campanili, la tradizione italiana più bella.

La provincia calcistica è tutta un derby come quelli di Genova, Torino, Milano, Roma; il derby provinciale di punta è ovviamente Chievo Verona-Hellas Verona ma potrei raccontare cose da matti di Rimini-Cesena, le mie amate Romagnole, o di Ascoli-Sambenedettese, di Terni-Perugia, di Livorno-Pisa, di Palermo-Catania, di Bari-Foggia, Salerno-Avellino, per non dire le piccole infuocate scaramucce dell’alto Lazio, della Ciociaria: in tutti quei luoghi sono stato o come redattore di Stadio, caporedattore del Carlino, direttore del Corriere dello Sport.

Le chiamavo visite apostoliche. Mi divertivo con la partita della domenica, ma facevo certe cene il sabato sera! Era un modo di far calcio, quindi scoprire talenti fra giocatori e tecnici, ma anche politica sportiva: e infatti sono diventato l’Avvocato delle Provinciali, sempre pronto a battermi contro i ricchi prevaricatori e i distributori di Sudditanza Psicologica.

Mi sono divertito e mi diverto ancora, felice di quel “no” alla Gazzetta che non ho mai rimpianto. Perché sono un eterno provinciale.’

Italo Cucci
Giornalista in SPE
(Servizio Permanente Effettivo)

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