SE SI CHIAMA UN ALLENATORE DI 76 ANNI, NON VUOL DIRE CHE I GIOVANI BRAVI LATITANO?
E’ un dato di fatto, è l’evidenza. Se ci si aggrappa ad un allenatore di 76 anni per salvare una stagione a Pescara, non vorrà dire che i giovani in gamba per sedere su una panchina ce ne sono molti pochi?
Certo, interviene anche un fatto romantico, una annata stupenda – un bel po’ di anni fa – che non è stata mai dimenticata e che si spera di replicare, anche se, probabilmente, sarà assai più difficile di allora.
E’ un incrocio del tutto particolare, così come è particolare la voglia di allenare ancora, di mettersi tutti i giorni in tuta, freddo o caldo che sia, in una età in cui gran parte dei tecnici hanno da tempo scelto di giocare con i nipotini in giardino.
Il Pescara vuole salvare la stagione, esattamente come l’Avellino, entrambe ritrovatesi da possibili corazzate a squadre assai vulnerabili, spesso sconfitte. Ma quando si smetterà di fare le griglie estive, inaffidabili, basate solo sulle “figurine”, su quanti giocatori sono stati acquistati, senza sapere se si tratta ancora di elementi vincenti o ormai diventati di media caratura?