IL 4 MARZO DI LUCIO DALLA, CHE OGGI AVREBBE COMPIUTO OTTANTA ANNI …
4 marzo 1943 non è una canzone autobiografica. Il coautore Pallottino aveva pensato ad una canzone sull’assenza del padre, infatti il cantautore è rimasto orfano all’età di 7 anni, ma durante la stesura si è trasformata in un brano sull’assenza della madre. La versione presentata a Sanremo venne modificata per l’intervento della censura. Da “E anche adesso che bestemmio e bevo vino, per ladri e puttane sono Gesù Bambino” diventò “E ancora adesso che gioco a carte e bevo vino, per la gente del porto mi chiamo Gesù Bambino”. In lingua spagnola fu portata al successo da Maria Betania e Chico Buarque de Hollanda. Il brano venne anche inciso da Dalida. Tra le versioni c’è anche quella di Francesco De Gregori.
Dice che era un bell’uomo
e veniva, veniva dal mare
parlava un’altra lingua però sapeva amare
e quel giorno lui prese a mia madre sopra un bel prato
l’ora più dolce prima d’essere ammazzato
Così lei restò sola nella stanza,
la stanza sul porto
con l’unico vestito, ogni giorno più corto
e benchè non sapesse il nome
e neppure il paese
m’aspettò come un dono d’amore
fino dal primo mese
Compiva sedici anni
quel giorno la mia mamma
le strofe di taverna
le cantò la ninna nanna
e stringendomi al petto che sapeva,
sapeva di mare, giocava a far la donna
con il bimbo da fasciare
E forse fu per gioco o forse per amore
che mi volle chiamare come Nostro Signore
della sua breve vita il ricordo,
il ricordo più grosso, è tutto in questo nome
che io mi porto addosso
E ancora adesso che gioco a carte
e bevo vino,
per la gente del porto
mi chiamo Gesù Bambino(x3)