SCOPRIRE IL “GUERINO” DI BRERA, IL GIORNALISMO COME FORMA D’ARTE
Scoprimmo nel 1973 il Guerin Sportivo di Gianni Brera. A Viterbo, in quel periodo non lo conosceva nessuno. O pochissimi. Lo scoprimmo quasi per caso, a Perugia, in occasione della visita per il servizio militare, un altro di quei momenti scomparsi dalla vita dei giovani, probabilmente togliendo loro qualcosa nell’acquisizione di una vita sana.
Per tanti ragazzi viterbesi i tre giorni trascorsi a Perugia, con le visite mediche e i test alla Caserma Fortebraccio, erano un modo per “uscire di casa”, una delle poche occasioni in cui si varcavano i confini provinciali.
Così come la colazione al bar – con cappuccino e cornetto – era un appetitoso rituale che nella vita di tutti i giorni non era così diffuso, soprattutto nel ceto medio. Per cui era tutto bello, come l’immancabile puntatina al teatro perugino dove di svolgeva il vecchio “Varietà”, rigorosamente vietato ai minori, che consisteva soltanto in un bikini mostrato con audacia che qualche volta volava via, tra il boato dei presenti, come in occasione di un gol di Gigi Riva in Nazionale.
E tra un angolo e l’altro della bella Perugia ecco, fuori da un’edicola, in bella mostra il Guerin Sportivo. Una “folgorazione” per il giovane cronista, che cominciò a divorarselo e – al ritorno a Viterbo – a convincere il proprio edicolante a richiederne una copia tutte le settimane.
Il calcio trattato in maniera diversa, soprattutto con le pagelle e i voti, le classifiche rendimento ruolo per ruolo, ispirarono anche non poco la ricerca che portò a creare quella Classifica Leoncino. Un punto di riferimento per molti, è vero, ma talvolta anche motivo di discussione per chi non rientrava nella Top Ten.
Insomma, erano i tempi in cui il giornalismo era davvero una forma d’arte, non accessibile a chiunque. Non come ora, in cui ci vorrebbero regole da ripristinare nell’attuale “confusione – come afferma un grande maestro come Mario Sconcerti – in cui tutti scrivono ovunque. Tutto sembra così naturale da diventare, in molti casi, solo l’espressione dell’inutilità. Non basta sapere le cose: bisogna saperle raccontare con stile e rispetto. Bisogna saper scegliere tra notizia e ovvietà, tra cultura e gossip”.