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COSÌ PARLÒ “GIOANBRERAFUCARLO”

Gennaio 1975: straordinario esempio di prosa breriana. Come pretesto, un’analisi del torneo 1974/75. Da leggere assolutamente…

Io sono il signor tecnico tuo, non avrai altro tecnico all’infuori di me. Osato questo sublime ricorso a Mosè, non mi resta che piangere sull’iniquità del mio mestiere. Scrivo calcio dal 1937: ne mancano due soli ai quarant’anni. Dopo avere strologato sui numeri, ho imparato che solo i grandi fra essi hanno incidenza plausibile sulla pedata. I commenti ruminati portano alla nevrosi. Allora mi arrischio in diversioni un po’ sadiche. C’è qualcuno che pensa che il campionato non sia ancora finito? Bene: poche speranze gli vengono dalla Juventus. Disserto sulla situazione con animo festante: e non per quel senso di liberazione che ti invade all’idea di” aver finito, ma proprio perché sono certo che a Torino prenderanno la cosa con molta diffidenza. Io sono lombardo e noto per non amare molto Cavour.

Chiamo la Juventus adorabile nemica: e sotto sotto la amo come necessaria al mio gioco: se non si batte la «Vecchia Signora», che gusto c’è per noi a vincere il campionato? Ora questo produce stupore nella miriade di conformisti e di adulatori, di servi squallidi e di fiancheggiatori interessati: magari della Juventus non gliene frega niente di niente, però dar contro gli Agnelli è un rischio (me lo rimproverò persino un collega comunista, sia pure fasullo la sua parte) non dire che Boniperti è un genio è un voler andare di proposito contro corrente; non amare Carletto Parola, autore della famosa rovesciata, è un dichiararsi nemico della patria.

Dunque, signori: ecco che cosa ha scritto Gioanbrerafucarlo: che la Juventus ha già ucciso il campionato, ecc. ecc. Pierin Boniperti e Carloeu Parola si affrettano a toccarsi là dove maggiormente fiammeggia il loro fosforo. Eh, eh eh, ridacchiano da furbastri quali sono: timeo danaos et dona ferentes. Dei greci non mi fido anche se recano doni. Lo predicava invano Laocoonte fuori le mura ormai condannate di Troia. Il cavallo cavo ideato da Ulisse si ergeva sinistro isulla spiaggia ormai deserta dei greci. I troiani erano indecisi. Dal mare sono emersi mostruosi serpenti: Laocoonte e i suoi figli sono stati stritolati. A mandare i serpentoni era stata Minerva, nemica di Troia. Morto Laocoonte ed i suoi, i troiani hanno introdotto il cavallo in città. La notte ne sono usciti Ulisse e gli eroi greci: la strage è stata immane. Solo Enea si è salvato perché forse, aveva tradito. Poi è venuto in Italia sua patria ideale (Italia significa madre dei vitelli: ciappa su e porta a ca’).

Dalla risposta di Pierin e Carloeu ho capito che non dovessero avere troppo buono in bocca. Sia cattiva coscienza, sia spirito scaramantico, i duci juventini non vogliono credere, mi son detto, e allora prendo su con il President renz e vado a Torino, dove è di scena il Bologna. E tanto per dimostrarmi ricco di spirito profetico ricordo per felice ispirazione alla legge dei grandi numeri, e mi dico e scrivo che la Roma è fin troppo tempo sulla corda, che la presunzione la può perdere, che secondo me non avrà luogo sorpasso, non tema la Lazio, perché il Torino farà meglio che non possa il fiero Cesena.

Ohe, brisa per vantarmi: la sola ispirazione mi ha indotto a quei fescennini. Cosa debbo scrivere il sabato, boja mondo? Suarez vuol lanciare finalmente Cesati, già proposto da queste colonne, ma si guarda dal dirlo perché vuole che il ragazzino dorma la notte della vigilia. E tu, che scrivi la presentazione, puoi solo ipotizzarlo. Di Libera pais di rombo di tuono dicono che andrà in panchina e poi non risulta vero. Da Genova rende noto Corsini di ricordarsi d’un certo esordio a San Siro. Il Milan tornava dall’aver deluso a Terni. Corsini guidava l’Atalanta. L’ambizione di espugnare San Siro era così evidente e grossolana da lasciare perplessi. Gli atalantini si sono lanciati allo sbaraglio. E’ finita 9-3 e la scuola napoletana ha molto lodato Corsini per aver divertito la gente. Ritengo che mai si sia sentito tanto sfottuto quel bravo tecnico si affrettò a precisare che gli atalantini gli avevano preso la mano. Dunque ora, quali che fossero le chiacchiere messe in giro sul suo conto, lui si sarebbe ricordato che il Milan è sempre il Milan, e si sarebbe difeso.

Il Milan ha vinto 4-2 e avrebbe potuto, dice Giagnoni, vincere 6-2. Bedin è tornato infuriatissimo negli spogliatoi e ha deplorato che, sull’1-0 la Sampdoria s’illudesse ancora tanto da lasciare il contropiede al Milan. Inimmaginabile tanta pistolaggine in una squadra di serie A. Questo ha ringhiato Bedin nonostante le promesse di Corsini. Povero Bedin, com’è ingenuo nella sua sincerità. Fosse facile capire il momento tattico, non perderebbe mai nessuno nel calcio. Invece è maledettamente difficile, e così può succedere che la Juventus incominci con il Bologna come se incontrasse Mirandolo Terme. E il Bologna, porco sciampino ha la stessa inammissibile convinzione dall’altra parte. Giacomo Bulgarelli libero e capitano opera pretenziose sortite in appoggio. Sbaglia il primo passaggio al 3′ e Anastasi è già in gol: deve parare Adani con le piote vicine, neanche fosse un portiere da hockey con la paletta. In soli 19′ conto sei palle gol più o meno evidenti della Juventus e una macroscopica, del Bologna (Paris al 17′). Bersagliati a quel modo i bolognesi rischiano di subire la goleada: capiscono la presunzione dell’avvio e si danno a marcare con impegno: Giacomino eccelle in area (proprio!) e Cresci eguaglia i fasti del miglior Romagnoli, antico misirizzi dell’area laziale.

La bella Juventus dei primi 19′ sbollisce lentamente. In centro campo non connette e in difesa è fin troppo larga. Se avesse un po’ più di convinzione, il Bologna potrebbe vincere. Ma Bergheim Savoldi è in giornata disastrosa (che abbia paura di Morini?): invano tenta di ispirarlo Landini: Bergheim traccheggia rullando sui suoi piedoni sghembi di faggio. La Juventus si smarrisce attaccando. Non ha sfondatori, non acrobati (Bettega gira al largo e si finge altruista). Cresci e i suoi compagni fanno faville autentiche. Parola sostituisce Anastasi che viene sempre battuto in acrobazia e confida su Altarini: mossa che io considero logica: Altafini vince due stacchi con Cresci e coglie un palo su punizione. Sei palle gol contro due nel primo tempo; tre contro cinque nel secondo. Smentisco che il Bologna abbia rubato. Ripeto che poteva vincere. Zoff ha compiuto tre uscite disperate su Paris, Pecci e Landini, Savoldi: ha messo fuori un destro da gol. Ghetti ha cavato un pet de lapin dal proprio sinistro ormai libero e solo davanti a Zoff (in lombardo: una loffa di lupo, non un peto di coniglio). Ghetti era stato smarcato tre volte ma non aveva controllato che una volta. Cresci era solo davanti a Zoff ma non se n’è accorto, il marrano.

 

Dice: sei venuto a Torino per veder perdere la Juventus. Rispondo: ho interpretato da fine pissicologo junghiano (ripeto pissicologo) l’atteggiamento del Pierin e del Carloeu juventini. Per poco il Bologna non, m’ha dato clamorosamente ragione come il Torino a Roma e la Lazio a Cesena, che la Roma fosse (montata per eccesso di lodi, nessun dubbio; che non fosse grande come blateravano i presenti a Roma-Inter ho già detto: perdio, concorrendo anche i grandi numeri, pensare che il Torino dovesse beffare la Roma era il minimo che mi toccasse. Non dico il ridere, poi, nel sentire i pianti e le menzogne terapeutiche della radio. La Roma pareva da celebrare come la squadra del giorno. Pensa te se avesse pure vinto. Poveri inseguitori palabratici della palla (tali sono i radiocronisti), come debbono temere le pressioni dell’ambiente. E noi polentoni conterronei, per favore zitti. Così va il mondo. Ora ditemi se il campionato deve considerarsi morto. La Juventus è piena di mediterranei tachapsichici e incostanti; deve giocare in marzo la Coppa UEFA (ma ne uscirà presto e dirà di farlo per lo scudetto); deve affrontare il Milan, e, secondo i maligni, deve incappare nelle tabelle di Parola, le cui squadre sogliono boccheggiare a primavera. Io non so nulla dei precedenti di Parola in serie B. So che l’ha preso Pierin Boniperti e quindi non penso che sia un genio. Pierin non glielo perdonerebbe brisa.

Gli amanti del campionato guardano a Milan-Juventus come ad un evento decisivo. Stiamo a vedere. Io dico solo che se la Juventus viene attaccata fa sfracelli: e se invece deve attaccare sbraca. A Napoli è stata attaccata ed ha avuto sempre il contropiede per sé e per i suoi. Il calcio essendo la sintesi folle d’un luna park, nessuna meraviglia se il Milan tornasse burbanzoso da Marassi e attaccasse la Juventus con l’aria di volerla annichilire: in questo caso è garantito che perderebbe e tutti scriverebbero che a San Siro la Juve gioca in casa. La mia previsione è che Milan e Juve facciano pari (2-2) che la Lazio debba tornare a due punti e il Torino a tre dalla Juventus. Anche il Napoli e la Roma faranno pari, mentre la Fiorentina vincerà a Bologna se non perderà o non farà pari. Il mio senso profetico finisce nei polpastrelli ammaccati di lettere. Nulla posso dire perciò di Cagliari-Inter. Qui chiudo.

Gianni Brera
Guerin Sportivo – gennaio 1975

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