Calcio

QUANDO DEODATI DICEVA A COZZELLA “A VITTO’, ME RACCOMANDO PE’ DOMENICA” …

Era un personaggio più che singolare – il presidente Deodati – con alcuni atteggiamenti che spesso ci facevano sorridere, con un repertorio di battute, gestualità e comportamenti che si ripeteva spesso. Ad esempio, quando si arrabbiava, diceva sempre: “ho speso ottocento milioni in questa società. Sai quante cose ci facevo con quei soldi, invece di venirmi ad incavolare qui?”

Arrivava al campo quasi sempre infuriato, con il fido Castrichini, che gli faceva da autista e segretario personale: entrava di corsa nello spogliatoio e sbatteva la porta. Raramente sfoggiava allegria, ma quando lo faceva risultava anche molto simpatico, seduto sul lettino del massaggiatore, ad esempio, senza riuscire a poggiare i piedi per terra.

Perche – di fatto – alla fine era un “bonaccione” ed esaurita la sfuriata, durante la quale minacciava sempre di lasciare la società,  finiva sempre a tarallucci e vino. Abbracciando i giocatori, dicendo a Cozzella: “A Vittò, me raccomanno pe’ domenica!”

Sembrava apparentemente irremovibile, ma quando c’era da prendere decisioni importanti ci consultava. Proprio come quella volta, quando aveva esonerato Favilla e nella sua testa c’era di richiamare Bagnato.

Ci convocò a Roma, a me, Cozzella, Fantini, Papa, Fornasier e Di Curzio, nel suo ufficio a Trigoria. Noi dicemmo che avremmo accettato qualsiasi decisione, anche di riaccogliere Bagnato, se il presidente avesse deciso questo. E Bagnato sbucò allora dalla porta: era già lì. Si finì con una gigantesca mangiata allo “Shangri la”, suo ristorante di riferimento, eppoi, nell’euforia generale, tutti all’Olimpico a vedere la Roma.

Io a Viterbo, prima di decidere, avevo già fatto qualche allenamento: scendevo di categoria, volevo essere sicuro che ne valesse davvero la pena. Mi convinsi che la squadra era di livello, mentre un po’ più scettici erano Fantini e Fornasier, che insieme a me si stavano allenandosi, anch’essi chiamati da Viterbo.

Avevamo subito legato molto e siamo stati quasi tutta la notte a parlare. Andammo a dormire facendoci una promessa: il giorno dopo, quando Deodati ci avrebbe fatto la proposta definitiva, o saremmo rimasti tutti e tre o ce ne saremmo andati insieme, anche perchè il campionato non lo avrei potuto vincere da solo.

Deodati ci accontentò in tutto e ci convinse soprattutto con un premio per la vittoria del campionato molto interessante. E stimolante!”

DAL LIBRO “QUANDO I CALCIATORI AVEVANO I BASSI”

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