OTTANTA CANDELINE PER BONINSEGNA, BOMBER DI UNA “RAZZA” CHE NON NASCE PIU’ …
Boninsegna ne fa 80, quelli de gli anni dell’oratorio e dei primi gol segnati con la maglia degli “Invincibili” del Sant’Egidio. Lì, in quella parrocchia mantovana, nel 1952 venne fondata la squadra che fu l’orgoglio del prete. Erano stati loro i primi storici “invincibi-li”, i rivali della formazione del collegio degli orfani confinante con il campo del Sant’Egidio, l’Anconetta, una squadra in cui il Bobo era partito da mediano e poi promosso mezzala. Per la gente di Mantova è rimasto sempre il Bobo classe 1943, il ragazzo che non ha mai dimenticato le sue origini, ma che con la squadra del cuore non ha mai giocato. A 14 anni, Eligio Vecchi dell’Inter ne intuisce il talento e lo porta a Milano. Alla Pinetina lo attende un mantovano di Suzzara, Italo Allodi, il padre di tutti i ds italici, il quale non fa sconti al giovane Bobo. Dopo cinque stagioni di settore giovanile all’esame per entrare in prima squadra arriva la bocciatura del “Mago” Helenio Herrera e finisce a Potenza, con risalita a Nord, nel Varese, prima di trovare la sua dimensione e il suo profeta: il Cagliari di Scopigno, con cui scrisse le pagine di una favola, quella dello scudetto, quella del tandem esplosivo con Gigi Riva. Vivevano per il gol, ma sapevano anche vivere a per tutto il resto differenza di tanti giovani di oggi ai quali manca la cultura dell’oratorio, per questo si bruciano tutto così in fretta.