AMARCORD. LE STORIE DELLA SECONDA CATEGORIA
Tra gli “specialisti” delle vittorie nei campionati di seconda categoria – nell’ultima generazione di dirigenti – va annoverato Carlo Camilli, da sempre grande appassionato di calcio e profondo conoscitore della “materia”.
Iniziò con la Surrina di Viterbo, squadra da lui inventata, insieme alla società, che portò fino alle soglie della Promozione, prima di mollare, chiudendo un accordo di fusione con l’altra viterbese Pilastro.
Da quel momento in poi iniziò un vero e proprio “tour” provinciale”, in veste prevalente di direttore sportivo, che in realtà si tramutava in costruttore di squadre di successo, che potessero puntare alla vittoria del campionato.
Quasi sempre in tandem con l’allenatore Gavazzi: insieme hanno vinto il campionato a Vignanello e a Ronciglione, creando anche un gruppo storico di giocatori che spesso li hanno seguiti, come i fratelli Arriga, ai quali si sono aggiunti, di volta in volta, ottime individualità come i vari Morice, Biguzzi, Pagano, Pompei, Ercolini e Cavalieri.
La seconda categoria, quindi, è rimasto sempre un campionato d’interesse nella Tuscia, magari perdendo un po’ di quel sapore di epopea di una volta, ma confermandosi vivo anche nelle ultime stagioni, quando hanno vinto il titolo queste squadre: Montalto, 68 punti nel 2009/10, davanti al Valentano
San Martino, 74 punti nel 2010/11, davanti al Bolsena
Valentano, 71 punti nel 2011/12, davanti al San Lorenzo Nuovo. Allenatore Marco Spano, presidente Sergio Castiglioni Fabrica, 63 punti nel 2012/13, davanti alla Vejanese
Tuscania, 78 punti nel 2013/14, davanti al Bagnaia.
Nel 2004 la stessa favola del Bagnoregio venne vissuta dalla squadra rossonera, che riuscì a vincere il campionato di seconda categoria.
Quindici le vittorie, nove i pareggi e, soprattutto, l’imbattibilità del campo durata per tutta la stagione.
Nata nel 1968, per la società del Grotte Santo Stefano, si sono succeduti tanti anni di onorata milizia tra terza e seconda categoria, con l’unico apporto di pochi appassionati locali guidati dal compianto Vittorio Marcucci.
Pino Marcucci, figlio di quel “pioniere”, ne ha raccolto l’eredità con altrettanto coraggio e, forse, con un’ottica più moderna e manageriale.
E l’idea di gettarsi nella mischia. Insieme all’amico Burla, con cui aveva giocato assieme fin da ragazzino. Decisero di cambiare subito il nome alla squadra, abolendo quel Ferentum che aveva tratto in inganno anche qualche arbitro, finito a Ferento, all’anfiteatro romano, anziché nel tranquillo centro del comune di Viterbo.
Insieme a loro anche Fabio Angeli, Elvio Potenziani, Angelo De Angelis e un gruppo dirigenziale ben affiatato. Riuscirono a portare anche 350 tifosi in trasferta, tutti a sostenere l’allenatore Massimo Bertini, alla sua terza promozione alla Prima categoria.
Lo “specialista” ha puntato sul perno di centrocampo, Ramieri. Poi in attacco sul “fedelissimo” Petroselli, mentre la difesa è stata orchestrata da un prodotto locale, il portiere Menichetti, che ha meritato anche un premio speciale da parte del presidente per non aver mai saltato una partita e neanche un allenamento.