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IL 19 DICEMBRE DI QUANDO CI LASCIO’ GIANNI BRERA …

di Massimo Prati
 
Parlo di lui in un Racconto del Grifo, “Genoani Illustri”, dedicato a Sandro Pertini, Giuliano Montaldo, Edoardo Sanguineti, Emanuele Luzzati, Dado Moroni e, appunto, Gianni Brera.
Ecco l’estratto del Racconto.
“Nel concludere la panoramica, non ci resta che citare un famoso tifoso “foresto”, cioè Gianni Brera, brillante e arguto giornalista, originario del pavese, anche se legato sentimentalmente a Monterosso. Brera non era dunque legato al Genoa per motivi “territoriali”, ma apparteneva a quelle generazioni di uomini, nati nei primi decenni del ‘900, come l’attore Ernesto Calindri, per cui il Genoa esercitava un fascino irresistibile.
Brera era famoso per la prosa vivace e per la sua capacità di attribuire ai calciatori sopprannomi entrati nel lessico del calcio italiano. A lui si devono “Bonimba”, “Puliclone”, “Abatino”, “Rombo di tuono” riferiti rispettivamente a Boninsegna, Pulici, Rivera e Riva. A lui si deve anche la definizione del Grifo come “Vecchio Balordo”; termine azzeccato perché richiama alla mente l’idea di una persona anziana a cui si vuol bene, nonostante la sua imprevedibilità. Ed il Vecchio Grifone, con le sue complicate vicende, è veramente come un Vecchio Balordo. È come un anziano parente che ti fa tribolare ma a cui non si smette mai di volere bene.
Parlando di Brera ricordo anche un suo resoconto di una vicenda del Genoa: un video di circa 30 anni fa, in cui ricostruiva un momento drammatico nella vita del Grifo. Situazione che aveva vissuto da dentro, nel vero senso della parola, poiché in concomitanza di quegli eventi, si era trovato nella sede del Genoa. A dire il vero, di quel resoconto ricordo più le emozioni evocate da Brera che non i dettagli, come per esempio le squadre citate. Credo si trattasse degli spareggi per non retrocedere in C, nel’68, che coinvolgeva Genoa, Lecco, Perugia, Venezia e Messina. In quelle giornate, a Genova, fu allestito un sistema di altoparlanti, a De Ferrari, che informava i tifosi genoani sull’andamento delle partite.
Credo che, in occasione dello scontro decisivo per non retrocedere, Brera raccontasse di essere nella sede del Genoa. Il giornalista diceva di essersi commosso profondamente per qualcosa verificatosi al fischio finale: a salvezza acquistita, ci fu giusto il tempo di diffondere la lieta notizia, tramite radio, tv e altri mezzi d’informazione, che la sede del Genoa cominciò ad essere invasa dai telegrammi dei comandanti di mercantili e transatlantici; messaggi inviati dalle navi della compagnie genovesi, che solcavano i mari di tutto il mondo. Messaggi in cui ci si complimentava l’esito degli spareggi. E, sempre a detta di Gianni Brera, il solo rievocare quella vicenda gli metteva i brividi addosso dall’emozione.
Comunque, del grande giornalista lombardo, c’è una frase che resterà nella Storia: ‘Quando il Genoa praticava già il football, gli altri si accorgevano di avere i piedi solo quando gli dolevano’.
 
Massimo Prati, «I Racconti del Grifo.  
 
 
 
 
 
 
 
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