“SEMBRA IERI” (VOL. XIII). I TORNEI ESTIVI NELLA TUSCIA …
Erano gli anni dei pantaloni a “zampa di elefante” – per i pochi che aderivano a quella brutta moda – e delle targhe delle auto alterne per poter viaggiare la domenica.
Erano gli anni in cui i giovani erano sereni e si divertivano negli Oratori, si divertivano andando a vedere anche le partite dei tornei cittadini.
A Viterbo ce n’erano molti. Ad esempio c’era il Torneo degli Enti, che si giocava al campo di Pianoscarano e che aveva sempre tra le favorite la SIP (antenata dell’attuale Telecom) del bomber Bruno Olivieri, l’Ospedale di Canavacciuolo, o il Comune di Viterbo con l’elegante difensore Pepe. Ne venivano fuori partite piacevoli e – sulla tribunetta in tufo – anche uno spaccato sociale che da solo valeva il prezzo di un biglietto che… non si pagava.
Esisteva pure il torneo dei bar, di cui ricordiamo una accesa finale vinta dal San Faustino del grintoso libero Fernando Nobili. Eppoi il torneo dei Rioni, quando ancora il valore dell’appartenenza alle varie zone della città era molto sentito. Tra gli “avventori” si aggirava puntualmente un personaggio caratteristico, Peppe “Tramontana”, che vendeva “bruscolini” nei “cartoccetti”, contenitori a forma di cono fatti al momento. Tutta la “merce” del venditore era contenuta in una scatola di cartone legata con uno spago e, quando stava per andarsene, ricordava a tutti i presenti di sbrigarsi, perché “il negozio chiudeva!”
Ma la “regina” del calcio d’estate nella Tuscia era la Coppa dei Campioni, in cui confluivano sempre più giocatori professionisti, alcuni fermi per il primo calcio scommesse, quello plateale, con le manette scattate ai polsi direttamente negli stadi, al termine delle partite.
Tuscania allestiva sempre grandi formazioni, con Amenta (che giocava allora in serie A con la Fiorentina), Ricci, ma, soprattutto, Giordano e Manfredonia, ai quali veniva accordato un rimborso spese per partita superiore a quello che era lo stipendio medio di un impiegato. Eppoi c’era anche qualche caratteristico “premio partita”, magari pure una damigiana di olio. Quello buono, quello di Canino.
Rispondeva spesso Viterbo, che allestiva una formazione quasi allo stesso modo competitiva, con i fratelli Pellegrini, l’attaccante Claudio (cresciuto nell’Acli Primavalle eppoi autore di una buona carriera tra i professionisti, Napoli su tutti) e il difensore Stefano, vincitore di due Coppa Italia, con Sampdoria e Roma.
La Coppa dei Campioni soppiantò in tempi brevi quello che era precedentemente il torneo estivo più importante, il torneo di Giove, a cui – oltre alle umbre – partecipavano anche alcune formazioni della provincia di Viterbo.
Era seguito tutte le sere in diretta da Radio Punto Zero, che non si trovava ancora a Civita Castellana, ma, bensì, a Soriano nel Cimino, collocata in una villa ottocentesca, un po’ trascurata per la verità, ma pur sempre di grande fascino, inserita all’interno di un parco con delle grosse piante di castagno.
A gestirla era un istrionico Maurizio Tocchi, che negli anni precedenti aveva avuto un certo successo come attore, interpretando uno dei Proci nell’Odissea televisiva diretta dal regista Franco Rossi nel 1968.
Tocchi, dalla imponente stazza fisica, si era in parte ritirato dalle scene e aveva creato una delle prime emittenti televisive della Tuscia, portando idee nuove ed anche un clima familiare e goliardico in cui avevano proliferato diversi giovani, non senza talento, che si avvicendavano ai microfoni della messa in onda.