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“SEMBRA IERI”. LE VOCI DEL CALCIO DI UNA VOLTA (VOL. 54)

DAL LIBRO “IL PALLONE AL TEMPO DI INTERNET”

Al calcio di internet – e ai suoi fruitori – manca il tempo di poter coltivare la memoria, di far sedimentare il ricordo. Oggi tutto deve essere fast. Siamo passati dalla “Zona Cesarini” al “McDonald’s” del pallone, un frullatore continuo di partite ovviamente tutte marchiate come sfide definitive, ad alto contenuto spettacolare, ultime spiagge.

Inutile dire che il fenomeno internet ha portato, nelle vite delle famiglie – e in particolare, in quelle dei più giovani – una vera e propria rivoluzione. Con l’evoluzione rapidissima della tecnologia, però, il rapporto con essa è mutato in maniera radicale, I  ragazzi hanno molti più mezzi a disposizione, rispetto ai loro genitori e ai loro nonni, quelli di “scusa Ameri…”.

Bastano queste due parole, infatti, per evocare un’epoca lunga sessanta anni, che non c’è più, ma che rimane viva. Così come “ItaliaGermaniaquattroatre” o “campioni del mondo” ripetuto tre volte da Martellini ai Mondiali di Spagna ’82. Era il racconto che diventava immagine, a cui tutti davano credito, non cercavano di sovrapporsi, inventandosi omologhi, solo perché potevano digitare su una tastiera o una tastierina. Rimangono cose vissute sul filo dell’etere, diventate pezzi di storia. “Tutto il calcio minuto per minuto”, quello ascoltato con la radiolina a pile, ad esempio, scandiva totalmente i tempi della domenica pomeriggio, quando non c’erano calcio “spezzatino”, posticipi, anticipi, dirette social. Chi voleva vedere “riflessi“ – prima che diventassero “higlits” – della partita principale doveva aspettare le ore diciotto, sperando che qualche amico già informato non gli sciupasse il gusto di quel secondo tempo in differita.  Guglielmo Moretti aveva preso in prestito l’idea di “Tutto il calcio” dalla Francia, anche se lì primeggiava il rugby. Insieme a  Sergio Zavoli e Roberto Bortoluzzi, Moretti, diede vita a quella perfetta “creatura” che mosse i primi passi addirittura tra lo scetticismo generale. Nessuno poteva immaginare che, invece, sarebbe diventato uno dei più grandi successi mediatici di tutti i tempi. Quella prima volta del ’60 “scesero in campo”: a Milano Nicolò Carosio per Milan-Juve, a Bologna Enrico Ameri per Bologna-Napoli, ad Alessandria Andrea Boscione per Alessandria-Padova. Da loro agli attuali  Scaramozzino e Repice è volata l’evoluzione – in alcuni casi anche il deperimento – di almeno tre generazioni, sempre con la stessa sigla, riconoscibile da tutti.  Un po’ come la sigla di “Novantesimo minuto”, altrettanto insostituibile e attuale ancora oggi. Erano i tempi in cui il calcio era una narrazione, destinata a passare dalle radio alla tv, anche se la diretta televisiva era solo nei sogni di qualche “visionario”. 

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