AmarcordIl Pallone

ROBERTO RUSSO, IL PIÙ INSOLITO DEI GOL

di Massimo Prati

15 marzo 1981, Monza-Genoa 0-2

ROBERTO RUSSO E IL PIÙ INSOLITO DEI GOL.

“Ma continuiamo il nostro volo ideale in direzione dell’appennino. Arriviamo fino a Bolzaneto e risaliamo la sponda del Secca, dove ha sede il Genoa club di Serra Riccò. La gente di Serra Riccò ha un modo di parlare simpatico, e anche quando la senti parlare in italiano, dietro si percepisce la lingua locale. Io, per farvi un esempio, avevo una compagna di scuola di Pedemonte. Un giorno mi disse che alle elementari, in un compito in classe le era scappata una parola in dialetto, anziché scrivere ‘Ieri sono andata sull’altalena’ aveva scritto, ‘Ieri sono andata sul bansigo’.

Non conosco bene i genoani di Serra Riccò. Ma grazie ad alcuni amici comuni (Luca, David, Marco e Alessio) sono andato con loro a Monza, in una trasferta per i play-off. E quella è stata una delle trasferte più divertenti della mia vita. Già nel viaggio di andata, l’atmosfera era di allegria e spensieratezza ed anch’io ero abbastanza ottimista.

Per i tifosi, le cabale sono sempre importanti. E di Monza ricordavo uno dei gol più astrusi nella storia universale del calcio. Stagione 80-81: Genoa in trasferta in Brianza. La partita si trascina per circa cinquanta minuti. Ad un certo punto, dagli spalti qualcuno con un fischietto lancia un fischio deciso. Sul terreno di gioco, tutti si fermano pensando ad un intervento arbitrale. Invece Roberto Russo, che aveva capito tutto, non si ferma e segna la rete dell’uno a zero; poi verso la fine ci sarà anche il raddoppio di Caneo: Monza-Genoa due a zero per noi. Con un precedente così (pensavo nel viaggio di andata) non potevamo di certo perdere: gli spiriti rossoblù avrebbero accompagnato il nostro viaggio.

Ed in effetti, non ci fu sconfitta. Anzi, a essere precisi vincemmo con lo stesso identico risultato di molti anni prima, cioè per due a zero. Il ritorno del viaggio fu ancora più allegro. E mi ricordo in particolare due persone sedute agli estremi del bus. Davanti c’era un ragazzo napoletano che col suo simpatico accento continuava a fare casino. Dietro invece c’era un ‘armadio’ sulla ventina, leggermente ‘allegretto’, a cui evidentemente non andavano a genio i giovani dell’Azione Cattolica, perché ogni volta che il gruppo finiva una canzone in genovese, lui iniziava a cantare ‘Papa boy, papa boy, ma che colpa abbiamo noi se sei nato papa boy’. Ancora adesso, il pensiero di quel ragazzo così giovane, e già anticlericale incallito, mi fa scappare da ridere”.

Massimo Prati, “I Racconti del Grifo. Quando parlare del Genoa è come parlare di Genova”. Nuova Editrice Genovese, 2017.

P.S. In realtà, forse neanche Roberto Russo aveva capito. In effetti, mi sembra di ricordare che, pochi attimi prima di segnare, fosse all’interno dell’area. Quando arrivo’ il fischio dagli spalti, tutti i giocatori si fermarono, convinti che si trattasse del fischio dell’arbitro. Era un’impressione generale che probabilmente aveva avuto anche Roberto Russo, il quale calcio’ la palla verso la porta più per scazzo che per convinzione. Ma visto che l’arbitro non aveva fischiato, cosi’ facendo, realizzo’ un gol regolare.

Massimo Prati, «I Racconti del Grifo. Quando parlare del Genoa è come parlare di Genova. 1893-2023. 130 Anni di Storia del Calcio in Italia e nel Mondo», libro non illustrato, Urbone Publishing 2023, 60 racconti di cui 6 inediti, una nuova prefazione, 130 tabellini di partite giocate dal 1898 al 2023, 460 pagine, 20 euro.

Per comprare la quarta edizione dei Racconti del Grifo (non illustrata):

I RACCONTI DEL GRIFO QUARTA EDIZIONE

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