PINO SCICOLONE, BOMBER VERO, QUELLO DELLA “MITRAGLIA” CONTRO IL CARBONIA
Scicolone era un bomber vero, non potente come pensa qualcuno. Aveva il senso della posizione, si trovava sempre al posto giusto dell’area di rigore al momento giusto. Aveva il fiuto del gol e una precisione chirurgica e metteva quasi sempre il pallone dove diceva lui.
Anche nell’anno della vittoria del campionato aveva un partner d’attacco molto bravo, Aldo Solfanelli, con cui si integrava molto bene e il gruppo ne trasse vantaggio, rimanendo compatto, con una compattezza fatta soprattutto di amicizia e sincerità, a differenza di quello che era avvenuto un paio di stagioni prima.
E Scicolone fece quello che sapeva fare meglio, segnare, contribuire a quella promozione fino al giorno dell’apoteosi finale alla Palazzina, ai sette gol rifilati alla malcapitata Tharros.
C’è chi sostiene, probabilmente a ragione, che, se nella stagione successiva, in serie C, la Viterbese avesse confermato lui in attacco e Vuerich in difesa, si sarebbe salvata.
Ancora una volta, invece, “Cicala”, che intanto aveva “messo su famiglia”, con la inseparabile moglie Mirella, rimastagli accanto fino al giorno della sua scomparsa, nel dicembre dello scorso anno, salutò Viterbo e la Viterbese, lasciando un grande vuoto in chi lo aveva conosciuto e chi aveva apprezzato “Cicala”, i suoi gol e la “raffica” al Carbonia.
Trovò immediatamente una sistemazione alla Narnese, dove continuò a segnare tanto, poi scelse Corchiano, perché i responsabili di quella società gli trovarono il posto in banca. Scendendo di categoria il numero di gol lievitò e insieme Abbrugia costituì un tandem eccezionale per la categoria dilettantistica, un numero di gol totali di coppia da guinness dei primati, o quasi.
L’immancabile amico di sempre era Roberto Vuercih. I due si frequentarono, con le rispettive mogli, abitando, peraltro, a pochi metri di distanza, in quei palazzi di Via Gargana, proprio davanti allo stadio. Tante chiacchierate, altrettante serate e qualche abbondante mangiata, con delle merende indimenticabili a base di pane, burro e alici. Dai parenti del nord della moglie di Scicolone arrivavano spesso dei panetti di buon burro, come è da tradizione da quelle parti della penisola. E difficilmente quei graditi doni sfuggivano ad una immediata merenda, che si coniugava perfettamente con il termine degli allenamenti e la serenità di quei tempi.
(DAL LIBRO “Abc le lettere del calcio”)