AmarcordIl Pallone

QUEL RIGORE “MALEDETTO” DEL COMPIANTO CHIODI

A tre minuti dalla fine, l’episodio fatale. Dopo un’azione in mischia, Mastropasqua finì a terra in piena area vicentina. Il guardialinee alzò la bandierina, l’arbitro Lops indicò il dischetto del rigore e l’Olimpico esplose in un urlo liberatorio. Decisione esagerata e proteste vibranti da parte dei veneti.

Alcuni tifosi della Curva Nord entrarono in campo a festeggiare mentre Stefano Chiodi adagiava il pallone sul dischetto. Lo specialista laziale, cecchino infallibile dagli undici metri, venne ripetutamente disturbato dai giocatori avversari prima della battuta. Furono attimi di tensione pura: l’attaccante solo davanti al portiere e l’intero stadio con il fiato sospeso.

Quel tiro poteva dare un senso a mesi di impegno e speranze. La porta, in quelle circostanze, diventa piccolissima, l’estremo difensore sembra un gigante. Ed è inutile sperare di “non aver paura di tirare un calcio di rigore” che va benissimo nel testo di una celebre canzone ma sul campo un penalty trasformato o sbagliato può contrassegnare una carriera in positivo o in negativo. Sugli spalti regnava un silenzio irreale. Lo sguardo di Chiodi, il centravanti dalla folta chioma che Liedholm tre anni prima aveva valorizzato con la maglia del Milan, sembrò quello di Clint Eastwood nei western della trilogia del dollaro di Sergio Leone. Sulla linea di porta si posizionò Di Fusco, immobile, quasi impietrito. La rincorsa dell’attaccante laziale non fu molto lunga, il tiro forte ed angolato, alla destra del portiere. Fin troppo angolato. La palla toccò il palo esterno e si perse sul fondo. Per la Lazio fu la fine di ogni speranza promozione. In quegli undici metri si compì la parabola biancoceleste: un’annata carica di speranze, svanite sul più bello e nel modo più beffardo. Il punto conquistato all’Olimpico servì poco anche al Lanerossi, retrocesso in C. 

Nella storia della Lazio, Stefano Chiodi, deceduto nel novembre 2009 ad appena 52 anni, sarà ricordato soprattutto per quel rigore sbagliato che negò ai biancocelesti l’immediato ritorno in A.

Il Tabellino del match
14 giugno 1981 – Campionato di Serie B 1980/81 – 37^ giornata
Lazio 1        
L.R. Vicenza 1  
Reti: 55′ Vagheggi, 69′ Pochesci.
Lazio: Marigo, Pighin, Simoni (63′ Chiodi), Perrone, Pochesci, Citterio, Viola, Bigon, Garlaschelli, Mastropasqua, Greco (52′ Marronaro). A disp. Nardin, Ghedin, Manzoni. All. Castagner
L.R. Vicenza: Di Fusco, Bombardi, Bottaro, Sandreani, P.Serena, Erba, Vagheggi, Zucchini, Pagliari (75′ C.Perrone), Rosi (70′ Briaschi), Mocellin. A disp. Mattiazzo, Dal Pra, Zanini. All. Viciani
Arbitro: Lops (Torino)
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