ZORZI, UN MAESTRO DELLA PALLACANESTRO ITALIANA
di Guido De Alexandris
Tonino Zorzi, uno dei coach che ha fatto la storia della pallacanestro italiana, oltre ad esser stato un giocatore di altissimo livello, soprattutto a Varese. Non sta a me raccontare il percorso della sua carriera perché dei suoi innumerevoli successi e della sua lunghissima esperienza ai massimi livelli ne sono pieni i mezzi d’informazione sia della stampa, che del web. Forse è il coach che ha allenato nel maggior numero di società, in lungo e in largo per la penisola e sicuramente uno dei più longevi, infatti si ritirò all’età di 76 anni. Vorrei ricordarlo attraverso i miei incontri e le mie esperienze personali con lui, che si sono intrecciati diverse volte ed anche per lungo tempo. Non posso dimenticare, ovviamente, il mio primo approccio, una domenica pomeriggio della primavera del 1978, Palasport dell’Arsenale a Venezia, dove allora giocava la Reyer in Serie A. Io, allora, ero un giovanissimo ed “imberbe” coach di una squadra Under 15 (si chiamava Pallacanestro Giganti Zelarino) dei dintorni di Mestre, da appena due anni ero arrivato da Viterbo, e giocavamo contro i pari età della Reyer proprio all’Arsenale in anteprima alla partita di Serie A della prima squadra! Davanti a un palasport gremito in attesa della partita della Reyer e che ovviamente tifava a gran voce per i leoncini oro granata, vincemmo al termine di un incontro tiratissimo (valido per le finali provinciali) e sicuramente di ottimo livello di gioco per quella categoria! Per me e per la mia squadra, creata dal nulla in appena due anni, fu un colpaccio clamoroso sbancare l’Arsenale contro una squadra dai mezzi sicuramente superiori. Ebbene, Tonino Zorzi, che era molto attento al vivaio ed assistette a quella partita, mi aspettava nel sottopasso degli spogliatoi per fermarmi, per porgermi la sua mano e per esternarmi le sue più sincere congratulazioni! Fu un momento di altissima emozione, non mi sembrava neanche vero! Infatti, quell’impresa mi valse, subito dopo, la richiesta della Reyer di andare ad allenare nel loro settore giovanile (ovviamente dietro sollecitazione di coach Zorzi). Mi sembrava di toccare il cielo con un dito e grazie a Tonino Zorzi feci anche in tempo ad allenare alla mitica palestra della Misericordia, l’impianto storico della Reyer. Fu un’esperienza veramente bellissima, soprattutto quando Zorzi riuniva tutto lo staff degli allenatori (compresi noi del settore giovanile, di cui faceva parte anche Ettore Messina!!) per tenere le sue lezioni tecniche! Veramente un eccelso maestro di pallacanestro!
Non vorrei dilungarmi troppo a raccontare tutte le storie con lui, mi limito all’essenziale, ad alcune tra le più significative.
Tonino Zorzi fu anche uno dei miei docenti formatori al Corso Allenatori Nazionali a Roma, altro momento altamente formativo.
Altre occasioni di proficuo tempo condiviso furono i clinic internazionali organizzati dalla FIP a Montecatini Terme (per due edizioni), Bologna (due edizioni), Firenze, Grado, Forlì, Pesaro, Cervia, Treviso (due edizioni) in cui la FIP mi conferiva l’incarico di elaborare i testi tecnici delle lezioni tenute dai migliori coach italiani (tra cui, ovviamente, lo stesso Tonino Zorzi) e americani (tra cui Bobby Knight, Lou Carnesecca). Tonino Zorzi, molto spesso, si sedeva accanto a me al tavolo degli appuntisti per elargire i suoi preziosissimi consigli.
Al termine un clinic di Bologna, ci fermammo l’ultima sera a vedere la partita della Nazionale e poi Zorzi mi accompagnò a casa mia a Mestre a bordo della sua automobile (lui ha avuto sempre un appartamento a Mestre). Ovviamente fu un viaggio in cui non si parlava altro che di pallacanestro, e da lui c’era sempre da imparare!
Per arrivare a questi ultimi anni, l’ultimo incontro che ebbi con lui fu un pomeriggio di un sabato dell’autunno del 2018 al Palasport Taliercio di Mestre in cui presentava il suo libro “La mia Itaca”. Come sempre, fu molto gentile e generoso con me: mi regalò una copia del libro con la sua firma che ovviamente conservo gelosamente! Fu un incontro anche di profonda commozione: mi confidò che era appena rimasto vedovo ed io volli condividere con lui il suo dolore. L’ultimo colloquio che ebbi con lui fu un sabato pomeriggio di tardo autunno 2019: mi chiamò al cellulare per parlarmi, ovviamente!, di pallacanestro. Una telefonata di circa due ore a cui partecipai con estrema attenzione e profondo interesse. Mi diceva sempre. <<Tu scrivi cose giuste>>, riferendosi ai miei modesti scritti di pallacanestro e questo riconoscimento per me è un tesoro inestimabile. Ho sempre avuto una cara amicizia con suo figlio Maurizio, che mi ha sempre informato delle sue condizioni fino a poco tempo fa ed ho avuto anche l’onore ed il piacere di allenare alla Reyer il suo nipote Riccardo, un ragazzo del ’99 secondogenito di Maurizio.