AmarcordSport, Cultura, Costume

“SEMBRA IERI”. QUANDO NON C’ERA L’INUTILE E DANNOSA COSTRUZIONE DAL BASSO (VOL. 55)

Tutto sommato, internet ha cambiato più la comunicazione che il calcio. Il calcio è stato rivoluzionato dal “mutamento della specie”, dalla gente che lo popola, lo gioca, lo vive, lo gestisce, ma ancora non tutto di ineluttabilmente irriconoscibile. Certo, le differenze sono molteplici rispetto al passato. In alcuni casi in maniera più che stridente. Ciò che, di sicuro, appare  indecifrabile, rispetto alla tradizione, alla cultura calcistica, ai suoi modelli letterari e divulgativi, è internet, frutto della tecnologia, dell’l’invasione di milioni di utenti telematici piombati quasi all’improvviso su un terreno che non era stato mai il loro.

L’ingresso preponderante dei social network nel “mercato” delle informazioni ha prodotto un cambiamento nella scala di incisività delle fonti. Si pensi al ruolo di Twitter e di Facebook, diventati le nuove fonti di notizie, canale privilegiato dell’informazione in tempo reale, portando con sé vantaggi e svantaggi. Le informazioni – è vero – circolano in modo veloce, ma spesso non sono attendibili. Chi non possiede la giusta preparazione – o anche la sola intelligenza – non riesce a capire la differenza. Una condizione generale che, comunque, ha messo in seria difficoltà i mezzi tradizionali, esponendoli anche al rischio di “bucare “la notizia.   I giornali online, i pochi seri, in un sistema fuori controllo – e senza controlli da parte delle istituzioni – si trovano spesso di fronte al dubbio se aspettare che tutto sia prima verificato oppure scrivere e poi aggiornare, per rimanesse al passo della massa pseudocomunicativa. Questo accade anche nello sport, in chi sviscerare le questioni, commentando pure le novità, qualcuna apprezzabile, molte discutibili, alcune delle quali che nulla hanno dato al calcio, ma, anzi, lo hanno danneggiato, deriso, svilito, in alcune occasioni. Parliamo, ad esempio, della fantomatica costruzione dal basso, di una innovazione tutta da decifrare, che in alcuni momenti dà l’idea della inutilità, dell’aumentata possibilità che, invece di andare avanti, si rischia di subire un gol. Che cosa ci sia di bello, ma soprattutto di utile, a scambiarsi il pallone davanti alla propria porta non tutti riescono a comprenderlo: nella migliore delle ipotesi si sprecano una decina di passaggi, per poi ridare – in affanno – il pallone al portiere o di mettere in fallo laterale per la sopraggiunta difficoltà. Possiamo essere d’accordo che il calcio di una volta era più lento, ma di sicuro tra le sue presunte criticità non c’era di certo il lancio lungo del portiere. Spesso creava superiorità numerica, così come con i lanci da sessanta metri: i piedi erano più buoni e qualcuno sostiene che se ci si prova oggigiorno, su dieci lanci, otto finiscono agli avversari.

Secondo i fautori della “moda” della costruzione dal basso, il movimento del pallone nella zona arretrata ha la funzione di attrarre avversari, ampliando il campo a disposizione della fase offensiva e di disordinarne la struttura difensiva dei rivali. In realtà le cose stanno diversamente e non è neanche vero che si attua per evitare il pressing degli avversari, perché basta un tocco non preciso che il pallone è sui piedi altri, magari a pochi passi dal portiere. Ne sa qualcosa la Viterbese in occasione di una abbordabile partita interna, quando il gialloblu De Falco, nel tentativo della costruzione bassa, perse il pallone e la squadra avversaria segnò.

 

error: Content is protected !!