SEMBRA IERI (v. XIV). LA “LAZIETTA”, INVENTATA AD USO E CONSUMO …
“Guardare Guardavaccaro – nel film “Il presidente del Borgorosso” – mi ha fatto ripensare alle tante partite amatoriali, con giocatori improbabili. Anche più di me, che ero scarso e che mi feci bocciare al provino per il NAGC della Viterbese. Come dire, un capitolo chiuso fin da subito, anche se ricordo ancora con piacere quelle partite che organizzavo con la mia “Lazietta”, una squadra che avevo costruito su misura per me. Ritengo di essere sempre stato un creativo, un istintivo, un decisionista. Formai una sorta di squadra parallela a quella del bar, con le magliette della Lazio, quelle degli anni Sessanta, che non ricordo neanche dove riuscii a reperire. Molti amici, anche di quelli più bravi della squadra del bar, venivano a giocare volentieri e siccome decidevo io, un posto in campo per me c’era sempre. Giocavamo spesso al campo dei Frati Cappuccini del “San Paolo”, ma anche al campo di via Oslavia, dove riuscivo a divertirmi molto – viste le dimensioni ridotte del campo – con i calci di punizione e i gol segnati da calcio d’angolo. Non era difficile, proprio perché la distanza dalla bandierina alla porta era ridotta. Mi riusciva bene e quindi mi toglievo anche qualche soddisfazione rispetto ai responsabili della squadra del bar. Qualche volta giocavamo, invece, sul campo del seminario della Quercia, che non ho mai più avuto modo di rivedere. Probabilmente non esiste più da tanto tempo. Chiaramente era divertimento allo stato puro, non esistevano velleità, anche perché l’amore per il giornalismo prevaleva su tutto il resto, anche sulla voglia di un diciassettenne di correre – poco e lentamente – dietro a un pallone.”
DAL LIBRO “DIECI”