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VILLANOVA, BRAVURA E GOLIARDIA, ICONA DI UNA VITERBO CHE NON C’E’ PIU’

Indossarono la maglia gialla del Villanova ottimi giocatori, molti a fine carriera, dopo essere stati portacolori della Viterbese. Come Boi e  Bina, ma anche tutta una serie di buoni giocatori come Maio, Poleggi, Mancinetti – che poi scelse l’università e diventò giudice – Corinti, Carbome, Lucarini, Proietti Colonna, Chiassarini, Scorsini, Bertini, Aidala, Filippi, Sileoni, Bernini, Lucarini, Proietti, Turchetti jr, Onofri, Boccolini, Marchetti, Petretti, Di Prospero, Scagnetti, Cusi e tanti altri che si sono alternati nel corso degli anni. Turchetti partì con un gruppo di amici dalla terza categoria, in un ambiente sano, molto spesso  – come detto –  goliardico, caratteristiche che non si persero per strada neanche scalando le varie categorie, una scalata inarrestabile, che portò la società gialloblù fino all’Eccellenza, con sfide provinciali che ancora oggi si ricordano, come, ad esempio, quella in un testa a testa con l’Acquapendente in un campionato di Prima categoria. Era diventato il “salotto” del calcio viterbese, dividendosi questo compito, la domenica mattina, con gli spalti del Pianoscarano, con cui effettuò poi una fusione nel campionato di Eccellenza, dopo che il Villanova era diventato Viterbo Calcio.

Ne era trascorso di tempo, da quando quel gruppo di amici era andati a bussare alla porta di Don Armando per costruire insieme qualcosa di importante per il quartiere, anche per la parrocchia. Tempi che si sono impreziositi di aneddoti, la maggior parte simpatici. E giù risate, come sempre, come negli allenamenti, come nel dopopartita, a sottolineare le battute scherzose, anche quelle del massaggiatore “Picchiasodo”, una delle “istituzioni” che hanno accompagnato la vita della simpatica squadra di quartiere.

Villanova è rimasta nel cuore di tanta gente , simbolo di quelli che hanno dato lustro con il proprio operato a dei piccoli “miracoli” di viterbesità e di aggregazione grazie al solito pallone. Molti non ci sono più, a cominciare da Alvaro Turchetti, ma ognuno di loro viene ricordato con affetto, con un enorme rispetto per ciò che hanno rappresentato.

(dal libro ABC LE LETTERE DEL CALCIO)

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