“SEMBRA IERI” (vol. 89). QUANDO C’ERA LA CLASSIFICA LEONCINO …
La “Classifica Leoncino” è stata tra le rubriche più seguite di sempre, con tanti giocatori che l’hanno composta, animata, facendo un viaggio parallelo con il giovane cronista che diventava adulto ed il calcio che cambiava. Cambiava così tanto da essere irriconoscibile – talvolta – agli occhi dei pionieri del settore.
Ne ricordiamo tanti di quei personaggi, spesso ospiti in televisione o radio, ma anche “campeggianti” sulle pagine del mensile LO SPORTIVO, che faceva di questa passerella uno dei propri vanti.
Ne ricordiamo in particolar modo uno che non c’è più. Luciano Cresca, che ci ha lasciati come tanti amici del mondo dello sport, strappati nel modo più doloroso ad una esistenza che doveva ancora essere vissuta a lungo. Un destino tremendo, che ha colpito un omone che sembrava indistruttibile, che, quando faceva l’attaccante del Nepi, metteva paura ai difensori per la sua stazza in mezzo all’area.
A fronte di una immagine fisica così imponente, c’era il carattere mite di un ragazzone disponibile ed educato, che ti faceva piacere considerare amico. Lo avevamo visto l’ultima volta a Nepi, solo qualche mese prima. Era sorridente e felice di abbracciarti: come sempre! Ci eravamo illusi che avesse vinto la partita più importante, quella contro la malattia. Fino alla notizia del peggioramento fatale, l’ultimo atto della sua vita.
Ha lasciato in eredità le sue grandi doti umane ai figli Andrea e Stefano, che sanno di aver avuto un papà eccezionale, oltre che calciatore di una volta, quello che viveva lo sport con grande dignità e serenità.
Ma torniamo ai tanti protagonisti di allora, agli alfieri di campionati di seconda e prima categoria che erano seguitissimi ovunque. Massimo Paternesi, ad esempio, era un attaccante di Gallese, che riusciva sempre a mettere la propria firma sulle partite della sua squadra. E che dire del civitonico Moschetti, o di D’Angelo, giovane promessa di Montalto di Castro, oltre a Carli, una vita da bomber, che sparò le ultime “cartucce” a Ronciglione.
Se Zarbo sembrava già uomo fatto anche a venti anni, una faccia da bambino aveva, invece, Marco Cardarelli, che spopolava a Capodimonte, in una nidiata calcistica clamorosa, con i fratelli De Rossi e i fratelli Manetti in grande spolvero. Cardarelli, dopo aver segnato tanto, appese le scarpe al chiodo: si dedicò alla ristorazione e a una attività di razionalizzazioni boschive, che ancora gestisce. Eppoi Cecco Biancucci, velocissimo attaccante di Vetralla, uno di quelli che avrebbe meritato la categoria superiore. Quindi Crocetti, che imperversava a Gradoli, oltre a Fratini, “principe” di Ischia di Castro, nonché Ricci, finalizzatore sopraffino di Oriolo Romano.
Tra i più bravi a centrocampo va annoverato il nepesino Osvaldo Di Pietro: quella sua capigliatura riccia si muoveva con disinvoltura in mezzo al campo, insieme al pallone che “ammaestrava” con esiti favorevoli per sé stesso e per la squadra.
Il primo vincitore della Classifica Leoncino fu Franco Calandrelli, gran bel difensore, che aveva avuto l’opportunità di farsi valere – giovanissimo – in serie D con il Tuscania. Poi aveva scelto di tornare nella sua Marta e aveva contribuito ad un paio di stagioni vincenti, quando le vittorie si annaffiano con della buona Cannaiola e le cene di pesce sul lungolago erano più numerose delle partite giocate.
Per lui – e per gli altri vincitori – passerella d’obbligo a TeleViterbo, ma anche due ribalte appassionate, quelle del mensile Lo Sportivo e di Tele Puntozero.