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AMARCORD. IL GIALLOBLU MIMMO GIUGLIANO (VEZZALI)

Ci sono casi in cui gli eventi della vita – nel bene e nel male – soverchiano quelle sportive e della carriera. Prendete Mimmo Giugliano, mediano umile ed educato, che passò tre anni a Viterbo, con Attardi e Morrone: non era un campione, ma in campo non mollava mai e alla gente piaceva quell’impegno profuso con la maglia gialloblu.

Fuori dal campo era sempre disponibile e con il sorriso in faccia ad ogni richiesta del cronista: insomma, esattamente il prototipo del calciatore con cui si vorrebbe avere sempre a che fare.

Mimmo Giugliano è stato questo ed anche altro, con una carriera onesta. Ma alla fine in Italia tutti lo hanno conosciuto perché è il marito di Valentina Vezzali. Ecco, avere accanto una campionessa di fama internazionale dà gioie enormi, ma rischia che la propria carriera passi nettamente in secondo piano.

Però la storia è bella e singolare: non capita troppo spesso di un calciatore con una schermitrice, di un Campano con una Jesina.

Ecco, questo è uno dei capitoli in cui il buon Mimmo diventa  «il signor Vezzali», che ha sempre accettato di buon grado che si parlasse soprattutto di Valentina, nota e famosa. Lui ben felice dei successi di lei. Giammai geloso o invidioso, sa cui basta solo che qualcuno si ricordi un po’ del suo girovagare in serie C: Campobasso, Avellino, Battipagliese, Nocerina, Viterbese, Taranto,  e uno squarcio tra i Cadetti con l’Ancona.

I due si conobbero all’ Universiade del 1999, poi Giugliano andò in ritiro precampionato con l’ Avellino: i due si risentirono al telefono e la cosa funzionò.

Qualche volta – per gioco – Mimmo ha provato a tirar di scherma, ma alla fine ha capito che non faceva per lui: la maschera, il caldo dentro la tuta, ti portano a tornare immediatamente ai pantaloncini e a tira due calci ad un pallone, anche se probabilmente per un calciatore sarebbe anche utile per i riflessi fare un po’ di fioretto.

Quando stava a Viterbo il suo idolo era senza alcun dubbio Maradona. E così è rimasto. Anche dopo, quando magari non immaginava minimamente di sposare una campionessa dello sport e di vivere in riva all’Adriatico anziché nel Golfo di Napoli, magari finendo la carriera ad insegnare ai giovani, quelli che – come lui – crescevano nella Dinamo Napoli.

Con la casacca gialloblu anche due splendidi gol, uno a Giulianova, in una partita che era stata a rischio-rinvio per la neve fino a poche ore prima, eppoi a Catanzaro, in una bolgia incredibile, davanti a più di diecimila persone.

Tra i suoi compagni di squadra di allora aveva individuato Manfredini, come il giovane più adatto a fare il grande salto: è infatti il colored finì in serie A.

Il suo primo giudizio su Liverani, invece, non fu entusiastico: era troppo giovane e troppo in carne – all’inizio – per pensare a lui come ad un possibile campione.

Poi, però, con l’acquisizione della forma ideale e a forza di giocarci insieme il giudizio cambiò, al punto di consigliarlo a Cozzella, quando l’ex bomber divenne dirigente.

Il consiglio, però, non venne ascoltato, anche se poi Liverani ci finì lo stesso sul grande palcoscenico del calcio, come spesso accade, quando nel destino di un calciatore c’è scritto questo.

Il cruccio di Giugliano è sempre stato quello di aver sbagliato le scelte di andare in società rinunciando ad altre proposte, quelle, che poi avrebbero garantito una categoria più elevata o una chance più significativa.

Ma la carriera rimane gratificante lo stesso, con termine nel 2012 e subito in panchina a fare il vice dell’allenatore Gentilini.

Secondo Giugliano questo è un errore da non commettere mai e il suo consiglio a tutti coloro che smettono di giocare è di fermarsi completamente per un anno, di staccare la spina e cominciare a prepararsi per grado ad una nuova carriera, ad una nuova vita.

Ma alla fine una domanda nasce spontanea: è riuscito di più Mimmo a far innamorare la moglie al calcio o la Vezzali a far innamorare il marito alla scherma.

Giugliano non ha dubbi, anche perché le grandi platee di città come Taranto, Benevento, Ancona, sono troppo accattivanti e per avere una presenza di pubblico del genere ci vorrebbero varie olimpiadi di scherma messe insieme.

 

 

 

 

 

 

 

 

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