AmarcordIl Pallone

AMARCORD. IL CALCIO DELLA VIGILIA DI PASQUA…

Diverse volta il sabato di Pasqua è stato un giorno di calcio. Tra i tanti ricordi, c’è un L’Aquila-Viterbese sotto la neve il 12 aprile, evnto non frequentissimo. Più frequente, invece, il maltempo, come quello del giorno successivo alla gara tra Viterbese e Forlì del 2005, mentre il giorno prima si era registrato il pareggio alla Palazzina.

IL COMMENTO ORIGINALE

Felice come una Pasqua – tanto per rimanere in tema – è il brasiliano Santos de Carvalho “Anderson”, che Galderisi ha gettato nella mischia nel finale, lui che è un difensore, al centro dell’attacco, per poter sfruttare il suo colpo di testa.

E che sarebbe stato il suo giorno fortunato, probabilmente, il ragazzo di colore l’ha capito quando è spiovuto verso di lui un calibrato e tagliato calcio d’angolo di Faieta: il colpo di testa è stato vincente. L’ultima gioia del genere l’aveva provata in Portogallo, quando militava nella locale seconda serie.

“Dedico questo gol – ha detto Anderson – a mia moglie e a mia figlia, Alessia e Yana, che mi sono sempre vicine in questa mia avventura in Italia. Per il resto sono felice di aver potuto contribuire al pareggio della squadra con quel gol da “attaccante.

Adesso non penso di essere diventato una punta: rimango sempre un difensore, ma forse ho imparato qualcosa di più ed anche preso coscienza di poter avere un’arma supplementare da giocare, magari scendendo, quando avrò l’occasione, sui calci piazzati”.

Peccato che al gol del brasiliano, anziché festeggiare tutti insieme, i sostenitori gialloblu, o almeno una parte di essi, siano entrati un acceso diverbio verbale. Qualcuno è arrivato anche alle mani, in tribuna laterale, per una tensione che aveva cominciato a accumularsi proprio all’ingresso in campo di Anderson, ipotizzando una mossa sbagliata, l’ingresso di un altro difensore con il Viterbo in svantaggio.

Al momento del 2-2 si è acceso un piccolo focolaio tra chi aveva contestato la sostituzione e chi aveva risposto per le rime dopo che il pallone era finito in fondo al sacco: un paio di minuti di accenno di rissa e tutto è tornato alla normalità, con l’intervento dei poliziotti presenti. Alla fine tutti se ne sono andati tranquillamente lasciando la Palazzina senza ritornare più sull’accaduto, ne proseguire negli screzi.

IL SABATO DI PASQUA DI SORA, DEL 2004

Venerdì mattina pioggia,  il pomeriggio  lo  stesso. Sabato mattina ancora pioggia e la decisione di tornare indietro, deviare per Sora e vedere la partita della squadra di Carboni che stava andando per  la  maggiore. Vicino  al  casello  di  Frosinone,  però,  una bomba d’acqua, che allora ancora non si chiamava così: non si riusciva più a vedere nulla, difficile continuare a rimanere su strada. Per cui si optò anche per questa rinuncia e di lasciare la Viterbese giocare sotto l’acquazzone in quel di Sora (già battuta pesantemente all’andata, davanti alle telecamere della RAI, anche  con  un  gol di Gimmelli,  l’attuale  difensore  gialloblu), dove fu una gara molto combattuta e molto spigolosa, con tanti episodi e proteste, con screzi poco in tema con le palme e gli agnelli pasquali, che in quei giorni avevano il loro spazio di preminenza.

Non rimase altro da fare che leggere (del pari di 1-1, del rigore di Felice Evacuo) il giorno successivo l’articolo del collega Gino Dell’Unto, in quelle edizioni che allora valevano davvero i soldi che si lasciavano all’edicola, dove ci si inventava molto meno una professione che era stata nobile e inimitabile per tante generazioni.

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