IL CALCIO DI INIZIO ANNI ’70
Bei tempi per tutti. Anche quelli in cui andare allo stadio e tifare la propria squadra del quartiere era un vero orgoglio per ogni cittadino. A Napoli più che mai, con Piazza Quattro Giornate che si animava in modo incredibile di gente che sosteneva quei ragazzi in campo, i quali, fuori dal rettangolo di gioco, si fermavano volentieri a scambiare quattro chiacchiere, in qualsiasi momento della giornata.
Fu l’anno successivo, che incrociò la Viterbese con queste due partite, con la vittoria alla Palazzina grazie alle reti di Pescosolido e Menegon.
InterNapoli-Viterbese 1-0
Viterbese: Restani Ciccozzi Lorenzon Marini Vuerich Bertoldo Pescosolido Fragasso Staccioli Rigantè Menegon
Viterbese-InterNapoli 2-0
Viterbese: Restani Ciccozzi Lorenzon Vuerich Testorio Piacentini Pescosolido Bertoldo Fragasso Di Giovanni (Toscano) Menegon
Reti: Pescosolido e Menegon
Insieme a Vuerich ci sono stati altri Gialloblu che hanno scritto pagine importanti. Uno di questo è Renzo Restani, altro grande “mito” degli anni settanta, un portiere che ha fatto la storia, prima ottenendo la promozione, per la prima volta, alla vera serie C, la famosa terza serie, che era di un livello eccezionale. Sono in molti a credere che quei campionati fossero addirittura superiori alla serie B dei nostri tempi.
Gira che ti rigira, a queste “latitudini”, si finisce sempre per parlare di Gennaro Rambone. Quando va a sedersi sulla panchina della Viterbese, però, gran parte di queste cose fanno parte esclusivamente del passato e quasi non gli appartengono più. Ora è “Don Gennarino”, quello che ha chiuso la carriera da giocatore a Matera e ci ha subito cominciato a fare l’allenatore, con due mezze stagioni, la prima non iniziata e la seconda non terminata.
Fosse rimasto nella quiete di Viterbo per molto più tempo, forse, avrebbe anche smussato qualche angolo, avrebbe imparato a gestire meglio quel vulcano che aveva dentro. Magari avrebbe fatto le fortune gialloblu, oppure no. Magari non avrebbe sentito il bisogno di arrivare fino a Marsiglia e allenare la squadra di Bernard Tapie.
Viterbo rimane il suo capolavoro: avrebbe meritato un bis, ma Rambone aveva troppe idee e ambizioni da misurare nel mondo del calcio, alla ricerca di atre piazze e di altri guadagni, pur avendo sempre rispettato e onorato quella esperienza nella città dei Papi.