ARGENTINI IN GIALLOBLU. SIVORI E GLI ALTRI …
Di Argentini è piena la storia gialloblu, compreso il più celebre di tutti, Omar Sivori, il quale, però, non riuscì a realizzare il megaprogetto che molti descrivevano attorno al suo arrivo alla presidenza della Viterbese. Era l’opinionista più importante della Domenica sportiva e con i “poveri” cronisti viterbesi non seppe relazionarsi con la dovuta umiltà. Ma forse è anche giusto così. Noi ricordiamo le lunghe telefonate dall’altra parte del mondo con John Charles, nel tentativo di convincerlo a raggiungerlo nella “grande famiglia” gialloblu, con gli scatti del telefono che si susseguivano con la rapidità di una raffica di mitra.
Con lui i tecnici connazionali Montez e Cancela, in un primo anno in cui la Viterbese scese pericolosamente verso la parte bassa della classifica, soprattutto dopo l’impensabile sconfitta ad Anguillara, che faceva addirittura intravedere gli spettri della prima categoria.
Sivori uscì di scena in punta di pedi l’anno successivo e con lui Venanzi, che lo aveva fortemente voluto in società.
Ne seguirono un paio di anni abbastanza anonimi e per gli appassionati del pallone ci fu da attendere ancora prima di vedere davvero personaggi vincenti.
Gli Argentini, come detto, non sono mancati, anche nell’era più recente: il bomber Vegnaduzzo, tanto per fare un nome, ma anche Chiavarini e il centrocampista Gay, la punta Vidallé e il suo omologo – che avrà, però, maggiore fortuna – Turchi.
Turchi arrivò a Viterbo in una domenica mattina di inizio gennaio – durante la sosta del campionato – e l’allora diesse Ernesto Talarico, un altro di quelli che nel calcio sanno anche tirar fuori l’aspetto umano, mi chiamò per andare al Rocchi, dove c’era questo attaccante che gli osservatori del Perugia, quelli che si divoravano centinaia di videocassette ogni mese alla ricerca di possibili talenti, avevano scoperto.
Vegnaduzzo rappresenta il passato prossimo. Un giocatore dalle enormi qualità caratteriali unite ad un fiuto del gol sopraffino, frutto di un repertorio vasto. Ma, soprattutto, la sua voglia di buttarsi sempre nella mischia, non disdegnando di fare anche a “sportellate” in mezzo alle difese avversarie. Qualità che gli hanno permesso di portare una media-gol in gialloblù davvero eccellente e che ne fanno attualmente il bomber più prolifico dell’era più moderna.