IL CALCIO, LA VITERBESE, LA GENTE, AL TEMPO DEL CORONAVIRUS …
Ne avevamo viste di tutti i colori, nei quarantacinque anni di giornalismo. Non avremmo di certo voluto vedere anche questo, il calcio messo in ginocchio da un virus! La drammaticità della situazione, del Covid 19, ha investito in pieno anche il mondo del pallone che raccontiamo abitualmente, quello di serie C. Ha investito la costruzione del libro, già scritto per più della sua metà, così come ha investito la nostra vita.
Il dramma cinese sembrava distante, talmente distante da noi da non farci preoccupare più di tanto, anzi, per niente. Finché non è deflagrato tutto, esplodendo un intero sistema vitale. Paura, ansia e ovattata speranza hanno preso il posto della quotidianità, della spensieratezza, della programmazione settimanale. Seguire il calcio è diventato sempre più difficile, praticamente impossibile. L’otto marzo del duemilaventi, infatti, cambia tutto: si gioca a porte chiuse, ma gran parte degli Italiani non lo capiscono e se ne fregano di quello che sta succedendo già al nord. Il calcio, a questo punto, si accartoccia ancor più su sé stesso. Chiude i battenti, sospendendo campionati e allenamenti. L’ultima immagine, terribile a vedersi, “regalata” agli annali del calcio e della società italica, oltre alla nostra copertina, rimane quella dei giocatori del Pescara, scesi in campo nel posticipo del lunedì indossando la mascherina. E’ stata l’ultima volta che il pallone è rotolato sul verde terreno, prima del “lockdown”, un termine assolutamente sconosciuto per molti di noi, diventato poi, purtroppo, più che familiare. E’ l’inizio di una escalation che metterà in ginocchio l’Italia. Il calcio si fermerà e quello di serie C deciderà, dopo due mesi di discussioni sterili e ipotesi inverosimili, di promuovere “a tavolino” Reggina, Vicenza e Monza, che avevano dominato i rispettivi gironi.
LA PIANESE, RAPPOLI E DIERNA. I primi casi di contagio tra i calciatori si verificano proprio in serie C, all’interno della Pianese, una vecchia conoscenza degli sportivi viterbesi. Una squadracontro cui, infatti, la Viterbese ha giocato, negli ultimi anni, un numero record di amichevoli.
La Pianese, quindi, è la prima ad entrare nel vortice del contagio. Dirigente di questa società è Enzo “Tramontana” Rappoli di Acquapendente, da tanti anni approdato calcisticamente nell’ameno centro sulla Cassia che punta verso Siena. A Piancastagnaio, infatti, Rappoli ha vissuto insieme a tutto il resto della società, questa esperienza difficile. Il primo calciatore di serie C contagiato, come detto, fu proprio della società di Rappoli.
Viene ricoverato in isolamento, nel reparto di malattie infettive dell’ospedale di Siena, alle “Scotte”. Vengono invitati – a quel punto – a rimanere in quarantena, nelle loro abitazioni, i giocatori, lo staff tecnico e i dirigenti. Una trentina, in tutto, le persone in isolamento volontario fiduciario nei loro luoghi di residenza, sparsi in diverse regioni.
Lo comunicò ufficialmente il dottor Luatti, responsabile sanitario della società toscana, “costantemente allineata con il sindaco e l’amministrazione comunale di Piancastagnaio, nonché con l’Asl, per affrontare la situazione nel migliore dei modi.
Dalle indagini interne svolte sul contagio, non è da escludere che esso sia avvenuto in occasione delle trasferte effettuate dalla squadra nel Nord Italia, in occasione delle partite di campionato, oppure per contatti privati dei calciatori interessati con persone residenti nelle zone “a rischio”.
DAL LIBRO “BEL CALCIO SI SPERA”