RENATO CURI E QUELLA CADUTA A TERRA CHE RAGGELO’ TUTTO LO STADIO …
Domenica 30 ottobre 1977, Perugia-Juventus, partita martoriata da una pioggia battente, su un terreno zuppo d’acqua, faticosissimo da tenere per i giocatori. Nel primo tempo Curi, uno dei migliori in campo per la puntualità della gestione della manovra, si infortuna leggermente in uno scontro con Causio. Nella ripresa tuttavia rientra, ma dopo cinque minuti, sotto la pioggia, si accascia improvvisamente al suolo. Il gesticolare disperato dei giocatori juventini accanto a lui, Benetti, Bettega e Scirea, fa pensare a qualcosa di grave, ma nessuno riesce a comprendere, non essendosi visti contrasti di gioco violenti. Arriva la barella, il giocatore esanime viene portato fuori dal campo. I medici del Perugia gli praticano due iniezioni, il massaggio cardiaco, la respirazione bocca a bocca: Curi è paonazzo, il battito del cuore è inceppato. Viene caricato su un’autoambulanza e portato al Policlinico di Perugia: i tentativi di rianimarlo proseguono per una quarantina dì minuti, finché, alle 16,30, il giocatore viene dichiarato ufficialmente morto.
Ma chi era Renato Curi? Non un campione nel senso pieno del termine, forse stava diventandolo, come spesso capita al culmine di carriere nate in sordina e costruite con serietà e professionalità anno dopo anno. Era nato ad Ascoli Piceno il 20 settembre 1953 ed era cresciuto nel Giulianova, con cui aveva esordito in Serie D. Quattro stagioni, con la promozione in C, e il posto da titolare a diciassette anni, segno di un talento autentico. Instancabile motorino di centrocampo, aveva il dono di saper far girare i compagni, trovandosi sempre nel vivo del gioco. A vent’anni, la prima occasione gliel’aveva offerta il Como, ma quella stagione in B non era stata esaltante. Allora lo aveva preso Castagner al Perugia, venendone ripagato con la pronta promozione in A.