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BRESCELLO, CALCIO E DON CAMILLO …

DAL LIBRO “SOGNI, BISOGNI & SPORT”

Quando ho visto il primo film con loro, sinceramente, non lo ricordo, ma ricordo molto bene quando andai a Brescello per seguire la Viterbese, in lizza per le finali della Coppa Italia di Promozione, con la squadra allenata da Lojacono lanciata verso la vittoria del campionato. Viaggiai nel pullman della squadra, qualcosa che allora era facile fare e che ora sembrerebbe quasi fantascienza. Era un weekemd di inizio primavera, con un bel sole che tramontava – il giorno precedente la gara – mentre la squadra mise piede a Brescello, così come accadeva il giorno successivo, dopo la partita. Per rilassarsi un po’, dopo il pranzo, gran parte del gruppo si mise davanti alla tv per seguire la Coppa del mondo di sci, che quell’anno viveva del grande duello tra Zurbriggen e l’astro nascente Tomba. Zurbriggen e Girardelli, per quattro anni si erano spartiti equamente la scena, con due Coppe a testa, ma ora, all’orizzonte, si stava materializzando un avversario di primissima fascia, il giovane italiano. Finita la gara, spenta la tv, spostamento dall’albergo al campo sportivo, dove la Viterbese vinse di misura, ma meritatamente, approdando alle semifinali di quella competizione che poi finì male, ma per motivi extracalcistico, non legati alle vicende dei Gialloblu in campo.

Rimane – di quel viaggio a Brescello – un gran bel ricordo di fine anni ottanta, non immaginando minimamente che, più di dieci anni dopo, l’Emilia regalerà al calcio gialloblu una chance assai più grande e a noi l’opportunità di una nuova esperienza, una delle tante che il calcio e il giornalismo ci hanno donato, durante la lunga carriera. Parliamo della vittoria a Sassuolo e del campionato di serie C2, da grande protagonista. Ci si stava per immettere sul decennio di cui rimane vivo il clamore dei Mondiali, di una nazione che si esalta con l’Italia del calcio, per quei campionati che avrebbero dovuto regalare stadi bellissimi, capaci di rimanere moderni nel tempo. Propositi rimasti solo, però, soltanto sulla carta. Pura teoria per impianti di gioco sempre più brutti a vedersi, tolta qualche eccezione. Lo sguardo “spiritato” di Totò Schillaci aveva esaltato le notti magiche, mentre si affacciava nella vita di tutti noi uno strano aggeggio – chiamato telefonino o cellulare – che cambierà il mondo. Non servirà più il vecchio gettone con in mano il quale si andava a cercare una cabina, per telefonare a casa o per dettare il pezzo al giornale.

 

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