AmarcordIl Pallone

“SEMBRA IERI” (VOL. XVI). L’ESTATE, RIGGI E … TRAPATTONI

In quegli anni Tuscania amava attrezzarsi particolarmente per allestire formazioni competitive nei torni estivi, che andavano molto di moda. Una volta gli entusiasti, quanto dinamici, esponenti dello Juventus club Viterbo, andarono a Talamone, prelevarono Giovanni Trapattoni, allenatore bianconero in gran voga e viaggiarono verso la Tuscia. Prima attorno ad un tavolo per una gradita cena eppoi sulla tribuna del campo di una delle partite di cartello del maggiore dei tornei estivi, la “Coppa dei Campioni”. Trapattoni assistette con interesse, senza minimamente snobbare quel calcio minore, rispondendo anche alle domande degli sportivi tuscaniesi che gli si erano accalcati attorno. C’è chi ancora custodisce con cura un ritaglio del giornale del giorno dopo, laddove Trapattoni espresse un giudizio particolarmente positivo sulla serata nella Tuscia, oltre a quello relativo a alcuno giovani, tra cui Riggi. Una sorta di “laurea ad honorem” per i due ragazzi cresciuti all’oratorio.

Era una faccia di quel calcio schietto, trasparente, che chiamava per nome le cose, per quello che erano. Non come adesso, che l’amichevole non si chiama più così, ma “allenamento congiunto”. Il che rappresenta soltanto una ipocrisia, perché, poi, tutti sanno che in campo ci vanno due squadre, che abbozzano un minimo di riscaldamento eppoi si dispongono per giocare una amichevole. Forse chiamarla in un altro modo evita qualche incombenza burocratica di troppo? Bene, allora i presidenti, invece di parlarsi addosso, di piangersi addosso, alla minima occasioni, battano i pugni sul tavolo del sistema e affrontino i problemi, risolvendoli. Così potranno tornare alle normalissime amichevoli senza problemi, arbitrali, assicurativi e quant’altro. Una delle differenze del calcio è anche questa, una maggiore ipocrisia e una minore trasparenza, che fa meno bello questo sport, anche se è lo specchio, purtroppo, fedele della società di tutti i giorni, in cui sensibilità e umanità sono ormai merce talmente rara da quasi non reperirla più. Seguire il calcio da superpartes, senza farsi annebbiare dalla prevenzione di chi è di parte e che non vede null’altro, neanche le cose più evidenti, permette di cogliere tanti aspetti sociologici, anche quelli che fanno tristezza.

(DAL LIBRO: IL CALCIO AL TEMPO DI INTERNET)

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