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LA PRESENTAZIONE. MOMENTI BELLI E RICORDI RIVOLTI A CHI NON C’E’ PIU’ …

di Claudio Di Marco

“E’ il mio decimo libro, dal titolo DIECI, un numero in esso ricorrente, composto di dieci capitoli, ispirato dal fascino che per decenni il numero dieci sulla maglia del giocatore più significativo ha esercitato sugli appassionati.

Ogni libro è un po’ simile e un po’ diverso dagli altri, allo stesso modo. Per quanto mi riguarda, e’ rimasto intatto il mio desiderio di raccontare storie e personaggi del passato, a cui sono morbosamente legato, ma anche quello di illustrare il presente, magari anche per fare dei confronti.

In questo libro, però, rispetto agli altri, oltre a quello che ho acquisito nella mia lunga attività giornalistica, ho aggiunto pure ciò che ho vissuto da semplice osservatore, in età giovanile, e da quello che ho visto in televisione. Una sorta di libera uscita, con delle divagazioni sul tema, senza mai debordare, però, da ciò che ha costituito le linee guida dei miei libri in questi dieci anni, i dieci anni dedicati al libri.

Eppoi le pagine che ho voluto dedicare a chi se ne è andato troppo presto e che magari sarebbe potuto essere con noi in questa occasione. 

Mi ha fatto piacere avere al mio fianco Alfonso Talotta, artista, ma anche uomo di sport, con una attenzione per le cose belle, scritte e musicate, spesso mio punto di riferimento per consigli e anticipazioni.

E’ uno di quelli che ha letto tutti i miei libri e che spesso ho coinvolto nelle presentazioni, a vario titolo. In questa occasione gli ho chiesto di accostare lo sport ai colori, in un fil rouge davvero interessante. Ha donato una stampa esclusiva di una delle sue opere ad alcuni dei protagonisti – anche alla memoria – e ha realizzato il Premio Colore di Calcio per il giovane calciatore D’Uffizi.

Ho voluto portare il saluto di alcuni personaggi raccontati nel libro, assenti giustificati, i quali, per vari motivi, qualcuno anche per salute, non sono potuti essere qui in questa occasione. MAX FARRIS allenatore in seconda dell’Inter, MASSIMO BERDINI terzino della Viterbese di fine anni 80, FRANCO LIGUORI grande giocatore a livello nazionale degli anni 70, RENZO RESTANI grande portiere della Viterbese del gruppo dei MITICI DEL 70, CLAUDIO CORTI vice campione del mondo di ciclismo e ALFREDO BALLONI ciclista di Blera ex professionista. Marcello Meroi, presidente della Stella Azzurra appena promossa, a cui, comunque, dedicheremo, una presentazione monografica il 29 giugno, presso la sede di Radio Tuscia Events, rappresentate nell’occasione dalle brave Stefania Capati e Vanessa Giraldo, altre due persone con cui è stato naturale stabilire un bel rapporto di collaborazione.

In Nevino e Pietro Barbanera – e nell’Accademia Barbanera – ho trovato un gruppo ospitale, umile, stimolante, trasparente, ben lontano dal mondo della ben più rutilante editoria. Un piccolo gruppo, ma grandissimo per quello che ha fatto nel mondo delle poesie e del sociale, per la serietà e l’affidabilità, che mi ha permesso ogni anno di pubblicare i miei libri, nella totale serenità e autonomia. Colgo l’occasione per ringraziare il sostegno immancabile di due amici di sempre con cui ho condiviso innumerevoli momenti, dai primi articoli scritti al primo libro, Livio Treta e Nuccio Chiossi. Così come ringrazio Massimiliano Rondini.

Come Talotta lo ha fatto con i colori, Massimo Boccucci lo ha fatto con i numeri, regalando un cammeo a questo libro, sfoggiando aneddoti davvero singolari legati all’importanza numerica e non soltanto. Massimo Boccucci, direttore dell’agenzia Infopress e importante firma del Corriere dello Sport è stato ben rappresento in questa occasione l’amico in comune Valentino Cesarini, di Gubbio come lui, ormai viterbese di adozione, uno dei pochi giovani che ho apprezzato della nuova generazione di comunicatori.

Purtroppo scrivere un libro come questo è anche ricordare degli sportivi che non ci sono più. E’ il caso di Vincenzino Rossi, uno dei tanti ragazzi di talento che una volta passavano dal settore giovanile alla Viterbese senza agevolazioni e senza norme particolari.

Gli ho visto giocare le prime partite negli allievi eppoi l’ho seguito nella sua bella esperienza in serie D. Ci ho parlato qualche volta anche quando si dedicava alla panchina.

Mi dette quella brutta notizia, quella mattina, Luciano Bernini, che ne ha parlato, seppur con voce rotta dall’emozione, soprattutto nella veste di allenatore, consegnando poi una significativa targa ricordo alla moglie Anna. Così come assai significativa è stata la presenza di tanti suoi vecchi amici, che non sono voluti mancare in un pomeriggio così particolare.

Accostato in doloroso tramonto a Vincenzino Rossi è Eugenio Azzoni, a cui ho voluto dedicare una parte del libro per quello che è riuscito a fare nel basket, soprattutto come giocatore. Ne parlato un suo compagno di squadra, uno di quelli che ha avuto il maggiore feeling con lui, Fabrizio Gatti, che voluto tratteggiare soprattutto le grandi caratteristiche dell’uomo.

Per il tennis club Viterbo – e per i suoi sessanta anni di vita – il prossimo 1 luglio ci sarà la terza presentazione, monografica del libro, presso il circolo viterbese. Ci ha fatto piacere la presenza, comunque,  di Nicola Affinita, peraltro abile fotografo e di Alessandro Patrignani, che ancora oggi rimane il giocatore che ha avuto la migliore classifica.

Due giocatori, di epoche diverse, sono stati tra i realizzatori più giovani della storia della Viterbese. Uno rappresenta la stretta attualità, ragazzo del terzo millennio, del 2004, l’altro di quelli che negli anni Settanta imperversavano per la strada sotto casa sempre con il pallone tra i piedi.

Simone D’Uffizi è stato il giocatore più bravo, nonostante la giovane età, nella disgraziata stagione della Viterbese. Ci sarebbe piaciuto vederlo diventare il giocatore gialloblu del futuro, ma chiaramente – e giustamente – ora andrà per altre vie, ci auguriamo prestigiose. Ho parlato abbastanza di lui nel libro, sia nel triste capitolo della retrocessione, sia in quello più significativo, quello di Calcagni, un vero numero 10, un ragazzino che arrivò da Capranica e che esordi ancor più giovane di D’Uffizi e che, come lui, realizzò una doppietta. Anche lui sarebbe diventato il protagonista di un altro decennio, alla Viterbese o altrove, ma fu costretto a lasciare il calcio.

Vincenzo Ceripa è entrato, in qualche modo, in un libro precedente e probabilmente ci sarà nel prossimo, ma intanto ha voluto onorarmi della sua presenza – arrivando dalla sua Ladispoli – uno degli allenatori più preparati, più gentili e disponibili che io abbia conosciuto in tanti anni, che ha ottenuto risultati importanti e che ha lasciato il calcio da tecnico ancora giovane, quando il calcio ha cominciato a non piacergli più, perché non era più lo stesso che aveva amato per anni. Ho veramente apprezzato le sue parole, quelle della gioia di essere stato invitato e di volerlo raccontare ai suoi figli con enfasi al suo ritorno a casa. E tra le presenze che mi hanno reso il pomeriggio tra i più belli del genere, nella bella location del Giardino del Comune di Viterbo, c’è stata quella di Mauro Lucarini, uno di quelli che ho sempre apprezzato, dei pochi che fanno parte della categoria “umili e bravi”, per i quali provo un senso di ammirazione rilevante.

Avrei voluto vedere seduto tra il pubblico anche un uomo di sport che non c’è più, che ho conosciuto quando io ero giovane giornalista e discutevo amabilmente di sport con lui, che aveva il pregio di saper ascoltare, oltre che tramettere la propria esperienza.

Parlo di Giancarlo Iacovelli, del quale, purtroppo, ho saputo in ritardo della scomparsa e in qualche modo ho cercato di rimediato consegnando in suo ricordo la stampa della serie ristretta di Talotta al figlio Francesco, degno erede di un tale padre.

Bilancio più che positivo, quindi, e si parte per le altre presentazioni monografiche e – speriamo – per altri libri.”

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